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Tetrapak, cos’è e come si ricicla

Il Tetrapak o più correttamente Tetra Pak è un materiale diffusissimo, caratterizzato dall’impermeabilità ai liquidi e all’aria, dalla forte resistenza agli urti e dalle grandi qualità di stoccaggio merci.

La nascita di un mito

Nel 1951 nasce a Lund, in Svezia, una piccola azienda destinata a cambiare le sorti dell’imballaggio mondiale.

Da un’idea di Ruben Rausing e dall’attività imprenditoriale di Erik Wallenberg e di suo figlio Hans, i contenitori Tetra Pak diventeranno infatti uno dei sistemi di confezionamento alimentare preferito dalle aziende che producono liquidi o semiliquidi.

Il nome deriva dalla forma a tetraedro, ossia di solido con 4 facce uguali, che avevano i primi prototipi.

Il primo cartone di latte in Tetrapak, il Tetra Classic risale al 1952, seguito poi dal Tetra Brik, ideale per una quantità di liquido inferiore al litro.

A oggi Tetra Pak rimane l’azienda di imballaggi con il volume di affari più grande del mondo. In un mondo pieno d Cosa accomuna infatti succhi di frutta, latte, zuppe, bevande e persino il vino? I contenitori a parallelepipedo di Tetrapak!

Com’è fatto il Tetra Pak?

Il Tetrapak è costituito da sottili strati di polietilene, carta e alluminio fusi insieme, senza bisogno di collanti.

La carta dona sostegno e rigidità all’involucro, gli strati di polimeri o polietileni – plastiche – interni garantiscono l’impermeabilizzazione ai liquidi e all’aria. La presenza o meno dell’alluminio, invece, distingue la tipologia di alimento da conservare.

Tetrapak, i vari livelli di cui è composto

Due tipi di confezione per usi differenti

Esistono infatti due tipi di Tetrapak: quello “asettico” e quello non.

Il primo è caratterizzato dalla presenza del foglio di alluminio, che viene inserito soprattutto in quelle confezioni dove è necessario mantenere un ambiente asettico.

Pensiamo ad esempio a un succo di frutta: a differenza di un cartone di latte dovrà mantenersi più a lungo fuori dal frigo. Secondo poi contiene zuccheri che potrebbero facilitare la crescita di batteri o di agenti patogeni all’interno della confezione. L’alluminio garantisce un’igiene maggiore e per più tempo.

A parte per i liquidi, questo tipo di confezione è destinato anche ad alimenti come ceci, fagioli, legumi in generale, mais, panna etc.

L’altro tipo di Tetrapak, comunemente a forma di parallelepipedo con pieghe in corrispondenza dell’apertura o da tappi in plastica per agevolarne l’uso, è quello per i materiali più deperibili, che vengono consumati in fretta.

In questa categoria rientrano i cartoni del latte fresco, le zuppe pronte o tutti i liquidi che vanno messi in frigo, con una scadenza breve.

Tetrapak riciclo

Come riciclare il Tetrapak? Il riciclo tetrapak ha sollevato a lungo un’annosa questione su quanto questo tipo di confezioni siano in realtà ecosostenibili.

Su molte di esse compare infatti il classico simbolo con le tre freccette del riciclo, ma lo smistamento e lo smaltimento Tetrapak desta ancora numerose perplessità.

A cominciare da dove buttarlo!

Un impegno verso l’ambiente e verso i consumatori

L’azienda tuttavia si impegna da anni a rendere i suoi prodotti sempre più ecosostenibili, sia a livello di materiali che per quanto riguarda la produzione.

Secondo i dati messi a disposizione, oltre il 70% delle confezioni di Tetrapak è ottenuto da carta facilmente e ripetutamente riciclabile, mentre la plastica che riveste le pareti interne dei recipienti può essere impiegata in altre lavorazioni. Entro il 2030 Tetra Pak si impegna a rendere i suoi imballaggi al 100% biodegradabili o riciclabili.

Che fine fa il Tetrapak riciclato?

Alla luce di quanto detto, ci si potrebbe chiedere in che modo venga riutilizzato il Tetrapak industrialmente.

Gli impianti di riciclo in grado di smaltire questi involucri separano la cellulosa dagli altri materiali, per poi destinarla alla produzione di fazzoletti, cartoni, salviette, sacchetti di carta riciclata e così via.

Le plastiche recuperate invece vanno a finire molto spesso in materiali dell’industria edile, come tegole, mattoni e cartonati.

Infine l’alluminio è avviato alla cosiddetta “rigenerazione”, ossia al reimpiego nell’industria del confezionamento, per creare vaschette o rotoli di carta da forno.

Pro e contro degli imballaggi in Tetra Pak

Pro

In generale, la produzione di confezioni di cartone ha un impatto di gran lunga meno significativo in termini di utilizzo di combustibili ed emissioni di carbonio rispetto alle bottiglie di vetro, alle lattine di alluminio o latta e alle bottiglie in plastica.

Questo è dovuto al fatto che il Tetra Pak è molto più leggero rispetto agli altri materiali e dunque richiede meno energia la sua lavorazione.

Non solo, la possibilità di stoccaggio e di trasporto in uno spazio minore è favorita dalla possibilità di impilare le confezioni o di poterle spostare ripiegate.

Contro

Come abbiamo visto, il Tetrapak è costituito da strati saldati tra di loro. Non tutti i centri di riciclo sono in grado di separare correttamente i livelli, cosa che porta a buttare il Tetrapak nell’indifferenziata.

Infine, per dare consistenza ai cartoni, la fibra utilizzata in ogni singolo imballo proviene da un albero. Il che significa che la carta utilizzata è tutta “fibra vergine”, perché la cellulosa perde la sua rigidità a ogni riciclo.

C’è da dire che Tetra Pak utilizza solo carta certificata dal Forest Stewardship Council, ossia l’ente di tutela delle foreste che garantisce il corretto utilizzo delle risorse boschive.

Tetrapak raccolta differenziata

È capitato a tutti di trovarsi con il succo di frutta vuoto in mano, a mezz’aria di fronte ai bidoni della spazzatura, davanti al dubbio amletico: carta o plastica?

Ebbene, come abbiamo detto il Tetrapak è un multi materiale e per questa ragione non è di immediato smaltimento.

Tanto per cominciare, dopo aver accuratamente lavato il contenitore, le parti “accessorie” dei cartoni di Tetrapak vanno necessariamente nella plastica: cannucce, veline, dosatori e tappi, se presenti, vanno preventivamente rimossi e gettati nel materiale plastico.

Per quanto riguarda il resto dell’involucro il discorso può variare da città a città.

In Italia infatti ogni comune decide dove far buttare questi contenitori, se nella raccolta della carta o in quella della plastica.

Il consiglio è dunque di consultare le tabelle presenti sui siti dell’azienda di smaltimento rifiuti di riferimento del proprio comune per essere certi di optare per il bidone giusto.

Quali alternative ci sono al Tetrapak?

Sebbene la strada per un completo smaltimento del Tetra Pak sia stata ormai tracciata, si può optare per soluzioni alternative se si incontrano difficoltà nel gettare questa tipologia di confezione.

  • Ad esempio si può preferire i contenitori di vetro, che tuttavia hanno uno svantaggio sia dal punto di vista del peso che dal punto di vista della fragilità.
  • Lattine di alluminio, un materiale dalle grandissime possibilità di riciclo, dal momento che si rigenera completamente
  • Contenitori riutilizzabili, in plastica, vetro o simili, da riempire con prodotti freschi o home-made
  • Contenitori in Tetra Pak di grandi dimensioni, in modo da abbattere la quantità di materiale da riciclare.

Riciclo creativo Tetrapak

Infine, usare la fantasia e riutilizzare creativamente gli involucri vuoti dei nostri alimenti è salutare sia per l’ambiente che per la nostra mente.

Qualche esempio? Usate le scatole di Tetrapak per costruire una casa delle bambole, con porte, finestre e addirittura specchi riflettenti!

Oppure si potrebbe creare un piccolo parco giochi per animali domestici come i criceti: mettendo di seguito cartoni di diverse misure si ottiene facilmente un vero e proprio labirinto in cui farli muovere e divertire.

Ancora, date in mano ai bambini Tetrapak e tempere: ne verrà fuori una città incantata e colorata, o un villaggio per piccoli abitanti.

La rete è piena di spunti: qui ne troverete alcuni davvero curiosi.

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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