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Alessia Pifferi, la triste storia della piccola Diana: dal parto in bagno all’abbandono

La piccola Diana, lasciata morire di stenti dalla madre Alessia Pifferi, era una bambina invisibile e la sua vita, oltre che breve, è stata segnata dalla solitudine e dall'abbandono fin dal principio.

La piccola Diana, 16 mesi, è stata lasciata da sola a Milano per ben sei giorni dalla madre, Alessia Pifferi, che l’ha fatta così morire di stenti. Come emerso dalle indagini, la donna, 36 anni e accusata ora di omicidio volontario, ha lasciato da sola la figlia anche in altre occasioni, mettendone ripetutamente a rischio la vita per interi weekend.

Alessia Pifferi ha spiegato davanti al pm Francesco De Tommasi di non essersi resa conto di essere incinta fino al giorno del parto e che la piccola fosse nata dalla relazione con un uomo che non ha mai saputo della gravidanza e della nascita della bambina. Nuovi dettagli emergono oggi sulla triste e breve vita della piccola Diana: ecco cosa hanno scoperto gli inquirenti.

La storia della piccola Diana: dal parto in bagno all’abbandono

La storia della piccola Diana: dal parto in bagno all'abbandono

La piccola Diana è nata un anno e mezzo fa nel bagno di casa di Alessia Pifferi. La nascita prematura aveva costretto la piccola a un ricovero di 30 giorni all’ospedale Papa Giovanni XXIII, dovuto a un problema ai reni. Due mesi dopo, la bimba è stata portata di nuovo in reparto dalla nonna, mentre la madre era a Montecarlo con il compagno di allora.

Diana era una bambina invisibile: non era registrata ai servizi sociali, né alle liste d’attesa degli asili nidi, la Caritas non sapeva della sua esistenza e non aveva nemmeno un medico di base. La bimba si è spenta così, in completa solitudine, nella stanza di casa sigillata da Alessia Pifferi per evitare che i vicini la sentissero piangere.

Morte della piccola Diana: l’autopsia e i dubbi degli inquirenti

La piccola Diana si è spenta tra il 14 e il 20 luglio: sarà l’autopsia sul suo corpo, prevista per domani 26 luglio, a stabilire il giorno esatto e le modalità della morte della bimba. Uno dei nodi principali è stabilire se la bambina sia stata sedata o meno, dato che in casa di Alessia Pifferi è stata ritrovata una boccetta vuota di En, ansiolitico a base di benzodiazepine. La donna, però, sostiene che il farmaco appartenga a un uomo che ha frequentato per un po’ casa sua, ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro.

A insospettire è soprattutto il fatto che nessun vicino abbia sentito alcun lamento provenire dalla casa in cui la piccola Diana è rimasta imprigionata. Da parte sua, Alessia Pifferi ha sempre negato di aver somministrato alla figlia calmanti, affermando di averle dato solo qualche goccia di tachipirina come “terapia forse per i dentini”.

Morte piccola Diana: Alessia Pifferi in sorveglianza speciale a S.Vittore

Alessia Pifferi è a San Vittore in regime di sorveglianza speciale e di isolamento per evitare atti di autolesionismo o violenze da parte degli altri carcerati: questa l’indicazione scritta nell’ordinanza con cui il gip Fabrizio Felice ha disposto la misura cautelare.

Quasi certamente durante il processo verrà richiesta la perizia psichiatrica o una consulenza sullo stato mentale di Alessia Pifferi, per comprendere se soffra di un qualsiasi vizio di mente. La Procura è però convinta che si tratti “di una persona priva di scrupoli e capace di commettere qualunque atrocità pur di assecondare i propri bisogni personali legati alla necessità di intrattenere, a qualunque costo, relazioni sentimentali e amorose con gli uomini”.

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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