Stop alle gabbie negli allevamenti europei: a che punto sono i lavori della Commissione europea?

Il Parlamento europeo sostiene la campagna End the Cage Age, che chiede l’eliminazione dell’uso delle gabbie negli allevamenti: in attesa il voto della Commissione. Italia tra i Paesi con più animali rinchiusi.

Linda Scattolini
Linda Scattolini
Umbra. Da sempre appassionata di scrittura e comunicazione, ama le lingue e la letteratura straniera. Dalla maggiore età ha collaborato con testate e tv locali, co-condotto in dirette web e radio, cercando. Amante di cronaca, politica e dei dibattiti sui temi attuali in chiave socioculturale.
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Stop alle gabbie negli allevamenti europei: è giunto il momento che l’Europa si metta al passo. Un’audizione pubblica di tre ore, relativamente all’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) è stata tenuta al Parlamento europeo lo scorso 15 aprile.

La campagna End the cage chiede di eliminare l’uso delle gabbie per l’allevamento degli animali da fattoria, nel settore agro-alimentare: questo è l’obiettivo che, con meraviglia, ha ottenuto un enorme sostegno, soprattutto dai tre commissari europei presenti alla discussione.

Tra i molti europarlamentari che hanno preso parola, il presidente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Norbert Lins – appartenente al gruppo del Partito popolare europeo, Germania – ha dichiarato il favore con cui è stata presa l’iniziativa dalla maggior parte di essi.

In attesa, la risposta ufficiale della Commissione europea, che avverrà nei prossimi mesi.

Una verità (troppo) spesso celata: verso lo stop alle gabbie negli allevamenti europei

Sono anni che l’Unione Europea sostiene la propria leadership nel benessere degli animali. Tuttavia, tra le varie testimonianze raccolte in internet e le investigazioni compiute negli allevamenti, la verità sostanziale dei fatti confuta la narrazione istituzionale. Sono oltre 300 milioni sono gli animali, ogni anno, condannati a vivere in sofferenza.

A tal proposito, l’audizione pubblica è stata una vittoria importante per Animal Equality, organizzazione con oltre dieci anni di esperienza in campagne internazionali e tra le promotrici dell’iniziativa presentata al Parlamento europeo.

La richiesta, ora tra le mani della Commissione, vorrebbe una revisione della direttiva del 1998 – 98/58/CE del Consiglio del 20 luglio 1998 – riguardante la protezione degli animali negli allevamenti. Si chiede una graduale eliminazione delle gabbie in cui gli animali si ritrovano stipati, ancora troppo spesso, in condizioni fatiscenti e con impossibilità di movimento: galline, scrofe, conigli, quaglie, anatre e oche sono le principali vittime.

Italia tra i Paesi peggiori in Europa: a quando la fine dei maltrattamenti?

stop alle gabbie degli allevamenti europei

Lo stop alle gabbie interessa molto da vicino anche l’Italia che è, tristemente, tra i peggiori d’Europa. Posizionata dopo la Spagna e il Regno Unito, il Bel Paese conta oltre 45 milioni di animali reclusi. Da una indagine di Animal Equality, la quasi totalità di scrofe, conigli, quaglie e il 62% delle galline vengono allevati in gabbia.

Un esempio di recente datazione, portato in onda lo scorso anno in La7, è l’indagine condotta da Lifegate in un maxi-allevamento intensivo della Lombardia, precisamente a Brescia. L’inchiesta, realizzata con l’ausilio di Licia Colò e la giornalista Roberta Spinelli, ha portato alla luce le sofferenze che migliaia di maiali e giovani suinetti sono costretti a vivere ogni giorno: abbandonati nei corridoi bui per diversi giorni, infermi e deboli al punto di non riuscire a reggersi in piedi.

Dalle testimonianze raccolte è emerso che non solo ai maiali non veniva prestata alcuna assistenza minima di tipo veterinario, ma anche che nei loro confronti era esercitato un ingiustificato maltrattamento, come il trascinamento forzato all’esterno dell’allevamento. Pratica alla quale seguivano violenti spasmi dell’animale nel tentativo di liberarsi.

Situazione analoga, riportata da Lifegate e sempre relativa al 2020, per gli animali di una nota azienda leader dell’agroalimentare, specializzata nel settore avicolo e nell’industria della carne, e a cui sono state inflitte diverse condanne. Le scrofe in gestazione venivano tenute in gabbie inadeguate che non permettevano alcun tipo di movimento, in balia di mosche e topi. Stesse condizioni di sovraffollamento e scarsa igiene nei recinti di polli e galline.

Altro dato non entusiasmante è la classifica di quanto, ogni Paese dell’Unione, sia prossima all’eliminazione di tutte le gabbie negli allevamenti, classifica nella quale l’Italia si attesta al quindicesimo posto.

Stop alle gabbie negli allevamenti: la lotta per i diritti degli animali passa anche dalla pubblicità ingannevole

Non è un problema relativo esclusivamente all’Italia: il fenomeno della pubblicità ingannevole circola in tutto il mondo. Soffermando per un attimo l’attenzione al dato nazionale, dal rapporto Ismea 2020 sull’industria agroalimentare italiana si evince che il mercato vale circa 93,4 miliardi di euro ed è sostenuta in gran parte dai fondi pubblici, come ad esempio la Pac europea, che rappresenta il 34,5% del bilancio UE.

Forse, è anche a causa di questo motivo che costantemente le aziende appaiono in spot televisivi, cartelloni pubblicitari e siti web esaltando una verità distorta, estromettendo perciò malformazioni, scarse condizioni igienico-sanitarie e svariati casi di maltrattamento applicati in allevamenti e macelli.

Un primo passo avanti in materia, in Italia, è avvenuto lo scorso anno dal ministro Speranza che si è dichiarato favorevole all’apertura a un dialogo sulla transizione a sistemi senza gabbia per le scrofe.

Le associazioni animaliste lavorano per lo stop alle gabbie negli allevamenti

stop alle gabbie polli

In attesa di azioni più concrete da parte delle istituzioni, fortunatamente, l’attivismo in tema di protezione degli animali è rimasto tutt’altro che impassibile.

Animal Equality dà la possibilità di segnalare le pubblicità ingannevoli mediante la compilazione di un form online, mentre l’organizzazione Essere Animali permette di poter denunciare, in forma anonima, le irregolarità in allevamenti e macelli di cui si è a conoscenza.

Prima dell’audizione in Parlamento, il twitterstorm lanciato lo scorso 13 aprile da cittadini europei ed enti non governativi, volto al sostegno dell’Ice nell’audizione sullo stop alle gabbie negli allevamenti, End the cage, ha raggiunto un potenziale di oltre 3,7 milioni di visualizzazioni.

In attesa della risposta della Commissione europea, è importante tenere alto il sostegno della società civile in modo tale da porre fine a questa crudeltà.

Leggi anche: OMS, stop alla vendita di animali vivi nei mercati: “Fonte di oltre il 70% delle nuove malattie infettive”

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