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Spose bambine: il Mozambico dice basta

Anche il Mozambico si dissocia dalla pratica dei matrimoni precoci: da lunedì scorso le unioni in cui uno dei due partner ha meno di 18 anni sono illegali. Una decisione fortemente incoraggiata dalla coalizione “Girls not brides”, organismo internazionale che riunisce associazioni di tutto il mondo impegnate nel contrasto al matrimonio precoce. Il Mozambico, secondo i dati riportati dalla coalizione, è il nono paese al mondo per numero di matrimoni con spose bambine, poco più in basso di paesi come Niger, Repubblica Centroafricana e Bangladesh. Stando ai dati Unicef, il problema delle spose bambine è globalmente diffuso nei paesi africani, con più di 17 milioni di ragazze a cui è stato imposto un matrimonio in tenera età. Numerose sono le figure locali che si stanno sempre più opponendo a questo fenomeno, emblematica è la figura di Theresa Kachindamoto, che ha fatto annullare oltre 800 matrimoni di spose bambine in Malawi, gran parte dei quali eseguiti con rito tribale per aggirare le leggi ufficiali del paese. In Mozambico, invece, il 14% delle donne che oggi hanno tra i 20 e i 24 anni si è sposato prima di compiere 15 anni di età. La legge appena passata prevede reclusione tra gli 8 e i 12 anni per un uomo che sposa una minorenne, mentre i funzionari pubblici o autorità locali che celebrano o autorizzano un matrimonio in cui uno dei due sposi ha meno di 18 anni rischiano fino a 2 anni di carcere. Non vengono risparmiati neanche i familiari che autorizzano o organizzano il matrimonio di una sposa minorenne per ottenere un beneficio in cambio, come ad esempio l’estinzione di un debito: per loro è prevista reclusione da 2 a 8 anni. Il prossimo obiettivo da raggiungere è far applicare la legge appena ufficializzata e sensibilizzare le popolazioni, gli adolescenti in particolare, sulla necessità di opporsi a queste pratiche per consentire alle giovani donne di crescere in maniera sana e decidere del proprio futuro. Leggi anche: La storia di Davide, l’italiano che salva i cani dal massacro del Festival in Cina   di Marianna Chiuchiolo

Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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