Spaccio di psicofarmaci tra i ragazzi della Roma bene, lo psichiatra: “Non una crisi di benessere, ma di valori”

Tentare di analizzare le dinamiche che portano alla nascita di realtà come quella dell'acquisto e dello spaccio di psicofarmaci tra i giovanissimi non è affatto semplice. Ce ne parla il Prof. Michele Di Nunzio, psichiatra, psicoterapeuta e criminologo.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Trancio, Prince e Babydroga: questi sono solo alcuni dei “nomi d’arte” utilizzati sui social per lo spaccio di psicofarmaci da diversi giovani appena maggiorenni della “Roma bene”. I clienti del giro erano per lo più ragazzini minorenni, tutti in cerca di sostanze psicotrope che avessero su di loro effetti potenti e molto simili a quelli di alcune sostanze stupefacenti, se non più forti. Il sistema era ormai ben consolidato.

I baby-spacciatori avevano messo su un vero e proprio smercio di ricette false, queste ultime tutte firmate dai loro fittizi “alter ego”, gli inesistenti dottori Giovanni Gori e Mario Mosca. Una volta acquistate le pasticche in farmacia, i ragazzi le rivendevano ai giovanissimi clienti per una cifra attorno ai 10 euro l’una. Alcune di queste erano addirittura state inviate sotto falso nome all’estero tramite corriere Dhl, nella maggior parte dei casi con destinazione Olanda.

Tentare di analizzare le dinamiche che portano alla nascita di realtà come queste tra i giovanissimi non è affatto semplice. Prima di procedere con l’analisi del dottor Di Nunzio, psicoterapeuta e criminologo, che ha scavato nel fenomeno per coglierne le cause scatenanti, riepiloghiamo quanto è accaduto tra i quartieri “bene” della Capitale.

Spaccio di psicofarmaci: gli adolescenti inseguono l’effetto New Joint

Spaccio di psicofarmaci: gli adolescenti inseguono l'effetto New Joint

I giovani clienti acquistavano ossicodone, benzodiazepine e metadone, che poi venivano diluiti in acqua e, spesso e volentieri, pure mescolati con morfina o codeina. L’obiettivo era ottenere il cosiddetto “effetto New Joint”, uno sballo molto potente derivante proprio dal mix di psicofarmaci e spesso incentivato sui social da alcuni artisti musicali della scena trap con immagini di bottiglie contenenti “lean”, ovvero liquidi colorati dagli effetti molto forti ma altrettanto pericolosi, spesso mortali.

Ieri il gip ha disposto per il gruppo protagonista dello spaccio di psicofarmaci un rinvio a giudizio, un patteggiamento a 6 mesi e tre messe alla prova per 10 mesi ai lavori socialmente utili. Si tratta di figli di professionisti, di giovani appartenenti a famiglie piuttosto note, certamente soggetti che non hanno intrapreso la via dello spaccio spinti da motivi di carattere economico, ma forse più da intenti emulativi del tutto indifferenti alle disastrose conseguenze dell’assunzione degli psicofarmaci.

Il che testimonia una tendenza in crescita tra i giovani: il progressivo abbandono di hashish e marijuana (che rimangono comunque molto in voga) e la crescente “dipendenza” dagli effetti dati da questo mix di sostanze derivanti da molecole di natura oppiacea, utilizzate in medicina come rimedio a infiammazioni, come antidepressivi o, ancora, come terapie del dolore in pazienti terminali. Studi recenti hanno dimostrato che mescolare componenti del genere provoca immediati effetti stupefacenti anche più forti della stessa eroina.

Giovani e psicofarmaci, parla l’esperto: “I ragazzi cercano di fuggire dalla noia”

Nell’individuare le cause scatenanti il fenomeno, lo psichiatra Michele Di Nunzio ha detto: “Più che di una crisi del benessere, è il caso di dire che si tratta di una criticità di valori. Non avendo obiettivi, non avendo qualcosa di appassionante a cui dedicarsi, i giovani cercano soltanto di fuggire ed evitare la noia.

In breve, tutto partirebbe da un vero e proprio “cortocircuito sociale”: da un lato il mondo moderno estremamente accelerato chiede agli adolescenti altrettanta prontezza e velocità nel diventare adulti, dall’altro però non fornisce loro gli strumenti giusti e, anzi, li invita a “rinviare” e a “ritardare” gli impegni della vita vera, del “mondo dei grandi”.

Se noi non offriamo tempestivamente lavoro, è ovvio che rinviamo la necessità per l’adolescente di diventare maturo. Un giovane si chiede: che cosa maturo a fare se tanto non ho nulla a cui potermi dedicare, se non c’è uno spazio per me in questa società?”, spiega Di Nunzio.

In Italia il consumo di psicofarmaci è tra i più alti al mondo: “Abbiamo problemi a sostenere la frustrazione”

L’Italia ha fatto del consumo di queste sostanze un’abitudine ben consolidata, una sorta di sub-cultura presente da anni nel mondo degli adulti e dura a morire. “L’Italia è tra i Paesi con il maggior consumo di psicofarmaci nel mondo, siamo tra i primissimi posti. Questo è un atteggiamento grave perché vuol dire che abbiamo problemi a sostenere la frustrazione, invece di affrontarla si tenta di evitare di subirla”, spiega Di Nunzio.

Un atteggiamento, questo, di cui risentono ovviamente anche gli adolescenti, i quali, sottolinea lo psichiatra, hanno “una capacità di sostenere la frustrazione ancora minore e quindi questo li porta a ricorrere a qualcosa che sia palliativo, che faccia evitare l’ansia e l’angoscia, una sorta di scorciatoia” anche se ovviamente “non esistono scorciatoie per imparare a vivere, bisogna accettare l’idea della palestra, dell’allenamento al vivere e della sfida con la vita”. Ricorrere allo spaccio di psicofarmaci, dunque, non sarebbe altro che un’illusoria e fallimentare via di fuga.

Di Nunzio: “Non possiamo evitare la sofferenza”

Insomma, quello dell’acquisto e dello spaccio di psicofarmaci è un problema italiano che coinvolge giovani e adulti indistintamente. Spesso alla base del consumo c’è una convinzione errata, ovvero che lo psicofarmaco sia più “sicuro” e “accessibile” rispetto a una sostanza stupefacente. Spiega Di Nunzio:

Le paure spingono a trovare rimedio all’ansia attraverso lo psicofarmaco, molti credono che abbia meno effetti collaterali rispetto a una sostanza venduta chissà in che modo e di cui non si sa nulla, ma non è così. Tutto ciò, in realtà, nasconde l’idea che si possa evitare la sofferenza.

Invece dovremmo tuffarci nella vita, dovremmo partecipare alla vita, “esserci”, ma per farlo occorre avere un proprio senso d’identità. Se manca un senso compiuto della propria identità è difficile esserci.

La nostra società ha evitato fin da bambini che si potesse crescere e costruirsi un’identità, come nel caso dell’abolizione dell’esame di quinta elementare, che un bambino viveva con un certo pathos.

Dopo averlo superato, il piccolo capiva che era possibile affrontare le difficoltà e vincere. Noi abbiamo evitato questo e tali semplificazioni di percorso non educano affatto, anzi: fanno in modo che i giovani non imparino mai a tollerare le frustrazioni.

La chiave sta nel tollerare le frustrazioni, anche chiedendo aiuto

Consumo e spaccio di psicofarmaci, qual è il rimedio? Come anticipato, la tolleranza delle frustrazioni è il punto centrale che, in un giovane, è in grado di fare la differenza tra l’utilizzo o meno di ogni genere di sostanze piscotrope. “Grazie alla capacità di tollerare la frustrazione e la noia si riesce ad affrontare meglio la vita: mentre mi annoio ragiono e rifletto per uscirne, se invece mi faccio travolgere da essa, allora mi faccio molto male, perché la noia insegue ed è più veloce della mia capacità di fuga”, ha spiegato lo psichiatra.

Qual è dunque il modo per non lasciarsi travolgere da certe abitudini? Secondo Di Nunzio la soluzione sta nell’affrontare la sfida della vita in modo solidale, aiutati dall’appoggio di qualcuno.

Lo psichiatra ha concluso: “Potrebbe essere molto importante appartenere a dei gruppi, a delle associazioni di volontariato che sostengano i giovani nel momento in cui la loro sensibilità individuale li porta ad essere fragili. Fare parte di un’associazione, di una onlus sana è un rimedio valido perché consente al soggetto di attendere tempi più lunghi per maturare senza farsi male strada facendo, permettendo al giovane di inserirsi con calma nel circuito civile della società. Una società, quindi, che non sia solo orientata al consumismo, dato che quest’ultimo è il primo che dà luogo alla necessità di scorciatoie per risolvere le proprie ansie”.

Leggi anche: Bonus bollette per chi ha disabilità: come richiederlo e chi può usufruirne

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