Come diventare veri giornalisti o reporter nell’era di Internet: Roma Tre lo spiega agli studenti

Porta Futuro Lazio Roma Tre, in collaborazione con il dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Roma Tre, ha organizzato il 21 e il 28 maggio due incontri con esponenti del settore dell'informazione, pensati per i giovani ragazzi che sognano di fare i giornalisti o i reporter.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Nell’era di Internet e dei social network i mestieri di giornalista e fotoreporter sono in continua evoluzione. La formazione dei giovani che si accingono a fare questo lavoro non può ignorare tale mutamento: il mondo dell’informazione ha nuove necessità e priorità, specie se si considera che chiunque abbia uno smartphone può essere considerato un potenziale giornalista. Qual è allora il segreto per diventare dei veri maestri dell’informazione e guadagnare la fiducia del pubblico? Quali sono le nuove priorità e necessità del giornalismo in un mondo così interconnesso come il nostro? Insomma, cosa significa davvero fare informazione di qualità?

Per rispondere a tutte queste domande, Porta Futuro Lazio Roma Tre, in collaborazione con il dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre ed il CdLM in Politiche per la Sicurezza Globale, ha organizzato il 21 e il 28 maggio due incontri, pensati per i giovani ragazzi che sognano di entrare a far parte del mondo dell’informazione. Tali incontri, tenutisi in modalità online su Microsoft Teams, hanno visto la partecipazione di formatori esperti, accademici e giornalisti professionisti: tutte personalità che hanno messo a disposizione la loro esperienza per regalare agli studenti preziosi suggerimenti.

Roma Tre, “V Workshop di giornalismo”: quali sono le caratteristiche di un giornalista e di un buon reportage?

Il primo incontro, ovvero “V Workshop di giornalismo”, ha avuto luogo il 21 maggio: si è parlato della professione del giornalista, con un focus particolare sul “reportage”. Al seminario sono intervenute Giulia Cerino, giornalista di La7, Azzurra Meringolo, che lavora per la RAI, e Veronica Di Benedetto Montaccini, giornalista di The Post Internazionale (TPI). Ad accomunare le tre giornaliste c’è la facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre: come testimoniato dalle loro parole, tale percorso è stato in grado di dar loro gli strumenti giusti per analizzare e confrontare situazioni diverse ed arrivare alla verità, il fine ultimo di qualsiasi giornalista.

“V Workshop di giornalismo”: gli interventi delle giornaliste Cerino, Di Benedetto Montaccini e Merignolo

"V Workshop di giornalismo": gli interventi delle giornaliste Cerino, Di Benedetto Montaccini e Merignolo

Giulia Cerino, che attualmente lavora per il programma di La7 “Piazza Pulita”, ha raccontato il suo percorso come qualcosa di assolutamente non lineare: spesso fare il giornalista significa costruirsi la propria strada da solo, andare nei posti, insistere, non demordere e, se necessario, anche “bombardare i direttori dei giornali”. Ai giovani che sognano questo mestiere consiglia di essere curiosi, costanti ma, soprattutto, umili: “sono laureata in Scienze Politiche ma mi sono occupata anche di balene spiaggiate” ha commentato ironicamente la giornalista di “Piazza Pulita”. Che poi ha dato ai giovani studenti la sua ricetta di “buon reportage televisivo”: tanto studio preparatorio, spiegazione del problema breve ed esaustiva, racconto delle storie di vita delle persone, dei luoghi e dei responsabili da interrogare. La pandemia di Covid ha cambiato tutto questo, sdoganando un nuovo tipo di reportage: quello “fatto da altri”, da non professionisti presenti però sul luogo di interesse. Chissà che tale novità non possa cambiare l’apporoccio ai reportage, osserva Cerino.

Il secondo intervento è stato quello di Vittoria Di Benedetto Montaccini, vincitrice del “Premio Morrione” nella categoria video-inchiesta e giornalista che scrive ora per TPI, ma che ha collaborato pure con La Repubblica, Left e Radio Vaticana. Il suo consiglio per i giovani che vogliono fare i giornalisti o i reporter? Avere coraggio: non aspettare il dottorato per lanciarsi, ma farlo subito. La giornalista ha poi raccontato del giornale per cui scrive, TPI, una testata web giovane, spiegando che il reportage per piattaforme online è diverso da quello per la tv, ma molte caratteristiche sono le stesse: verità, brevità, multimedialità, studio, racconto dei luoghi, raccolta del materiale e sistemazione dello stesso. Reportage che deve essere un mix tra “Pasta e Magia” di felliniana memoria, afferma la giornalista, che proprio seguendo tale filosofia ha realizzato per TPI “Acqua Amara”, inchiesta video sulla mala-gestione nel viterbese dell’acqua pubblica, avvelenata dall’arsenico.

L’ultimo racconto è stato quello di Azzurra Meringolo, giornalista che lavora attualmente per il giornale di Radio Rai e che si occupa principalmente di tematiche mediorientali. Dopo anni di viaggi e di servizi da inviata anche in posti piuttosto pericolosi, Meringolo è approdata in Radio, un’opzione che consiglia ai giovani di non scartare a prescindere. Il segreto per fare questo lavoro? Curiosità, essere consapevoli di non avere orari, sfruttare tutto il proprio tempo e capire che non bisogna fare solo ciò che riesce meglio, ma soprattutto ciò che piace davvero, senza farsi influenzare dagli altri o precludersi alcuna possibilità.

Leggi anche: Roma Tre, Scienze Politiche rivoluziona l’offerta formativa: dai nuovi corsi ai programmi all’estero

Roma tre, “Il mestiere del fotoreporter”: le qualità di una figura in evoluzione

Roma tre, "Il mestiere del fotoreporter": le qualità di una figura in evoluzione
Dalla serie Beyond Kiev’s barricades. © Giorgio Bianchi

Il secondo incontro, “Il mestiere del fotoreporter”, si è tenuto il 28 maggio: ad esso hanno partecipato il reporter Giorgio Bianchi, la giornalista di La7 Valentina Petrini e la Docente di Slavistica dell’ Università degli studi di Milano Giovanna Brogi Bercoff. Ad essere approfondita, in questo caso, è stata la figura del reporter e il modo in cui tale mestiere e le sue priorità sono cambiate nel tempo con l’avvento di Internet. Cosa differenzia un reporter professionista da un normale cittadino che vive in luoghi “caldi” e testimonia gli avvenimenti col proprio cellulare? Su questa ed altre domande si è concentrato il dibattito, molto vivo e coinvolgente.

“Il mestiere del fotoreporter”: gli interventi di Bianchi, Petrini e della professoressa Brogi

"Il mestiere del fotoreporter": gli interventi di Bianchi, Petrini e della professoressa Brogi

Il primo ad intervenire è stato il fotoreporter Giorgio Bianchi, che ha presentato agli studenti “Teatri di guerra contemporanei”, il suo libro fotografico che racconta attraverso le immagini i recenti scontri in Siria e Ucraina. Qual è la chiave per fare bene questo mestire e sfuggire alla superficialità del racconto social? Specializzarsi su più fronti e saper approfondire, oltre ad imparare ad utilizzare con professionalità i tre linguaggi-base di questo mestiere: fotografia, linguaggio filmico e scrittura creativa. Dopodiché, spiega Bianchi, è tutto nell’occhio del fotografo: capire se la situazione si adatta di più ad una fotografia veloce, come quella con cui ha immortalato le immagini della guerriglia urbana in Donbass, oppure a scatti più introspettivi, che testimoniano e documentano la vita degli abitanti di quei luoghi. Donbass che, ha aggiunto poi la professoressa Brogi, è teatro di una guerra ancora in atto, di cui nessuno parla per motivi politici.

Dopo Bianchi, è stato il turno della giornalista di La7 Valentina Petrini, che lavora attualmente per “Piazza Pulita”: anche lei, come Bianchi, ha raccontato nei suoi servizi della guerra in Donbass, portando la testimonianza di uno dei numerosi foreign fighters italiani che hanno combattuto (e ancora combattono) in quei luoghi accanto agli indipendentisti russi. Secondo la giornalista di La7, il conflitto in Donbass è “la rappresentazione più forte della polarizzazione che c’è tra Russia e Occidente”, ma evidenzia pure quanto in Italia il racconto di quella guerra sia quasi inesistente. E tutto questo dipende dal lavoro di selezione delle notizie fatto da ciascun Paese: qual è il criterio che differenzia una notizia da una non-notizia? In che misura l’informazione giornalistica manipola l’opinione pubblica? In breve: se informazione significa democraticità, utilizzare il giornalismo per manipolare l’opinione pubblica mette irrimediabilmente in crisi un sistema democratico. Ma, di fatto, è quello che spesso accade.

A chiudere l’incontro, una riflessione più ampia sui segreti del lavoro di giornalista o di reporter: per Petrini, la chiave è fare lavoro di squadra e riuscire a specializzarsi in qualcosa, mentre la professoressa Brogi spera nell’avvento di una classe di giornalisti più colta e informata sulla complessità degli eventi passati.

Cosa è emerso dagli incontri con gli esperti del settore dell’informazione? Che il giornalismo non è affatto un élite chiusa o inaccessibile come molti vogliono far credere: quel che conta è essere costanti, determinati, curiosi ed umili. E, in un mondo sempre più social, l’approfondimento rappresenterà per chi vorrà fare questo mestiere il vero quid in più.

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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