Non si può morire di stage: Giuseppe doveva vivere la sua vita

Non è passato neanche un mese dalla morte di Lorenzo Parelli che già si parla di una nuova vittima, Giuseppe Lenoci, ragazzo morto durante uno stage ad appena 16 anni. Un'altra morte inaccettabile, che sottolinea come un ripensamento dei percorsi scuola-lavoro sia un'urgenza non più rimandabile.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Non è passato neanche un mese dalla morte di Lorenzo Parelli che già si parla di una nuova vittima, Giuseppe Lenoci, ragazzo morto durante uno stage ad appena 16 anni, deceduto in un incidente stradale. “Tutta la mia vicinanza da padre ma non era alternanza scuola lavoro: Giuseppe stava facendo un percorso di formazione professionale triennale, la rivisitazione va fatta ma vanno coinvolte le Regioni” ha subito precisato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, temendo forse che le manifestazioni di protesta degli studenti potessero a questo punto farsi ancora più decise.

Perché da un lato è vero, si parla di percorsi diversi: Parelli frequentava il PCTO, l’alternanza scuola-lavoro, un’innovazione introdotta con la legge 107 del 2015 (la Buona Scuola di Renzi), mentre Lenoci era inserito in un corso IeFP, un’offerta di formazione parallela alla scuola statale pensata per quei ragazzi che vogliono inserirsi nel mondo del lavoro rapidamente ma in modo diverso dal percorso scolastico tradizionale, acquisendo alla fine dell’esperienza una qualifica professionale riconosciuta dalla Regione.

Chiarite le differenze, però, appare evidente quanto le vicende dei due ragazzi siano molto simili. E nascondersi dietro formalità puramente burocratiche sembra un tentativo, poco riuscito, di giustificare episodi imperdonabili. Lorenzo e Giuseppe sono morti sul lavoro prematuramente. Il che dimostra, ancora una volta, come a 16 e 18 anni la scuola dovrebbe essere fatta soprattutto di libri, di studio, di verifiche e di interrogazioni, tra le quattro mura di licei ed istituti. Di certo non di travi d’acciaio che uccidono, come nel caso di Lorenzo, o di incidenti su furgoni a 100 km da scuola, come nel caso di Giuseppe.

Altro ragazzo morto durante uno stage, Usb chiede l’abolizione del PCTO e dei modelli collegati

Strumenti come l’alternanza scuola lavoro e i percorsi di formazione professionale dovrebbero rappresentare, almeno teoricamente, canali efficaci per accedere al mondo “dei grandi” in maniera più agevole. Cosa succede, però, se le aziende intuiscono le potenzialità di questo strumento e lo piegano alle proprie esigenze produttive? Probabilmente quel che è accaduto a Lorenzo e Giuseppe: questo è il grido di protesta dei sindacati.

Usb ha definito l’alternanza scuola lavoro e l’intero impianto della scuola azienda “una specie di serie B dell’ingresso nel mondo del lavoro riservata ai ragazzi che alle medie ricevono il bollino di ‘scarso’, il 6 o giù di lì, e per questo vengono gettati nel calderone del lavoro non qualificato, un calderone in cui sguazzano le aziende che piegano la formazione alle loro esigenze, con tutto quello che ne consegue per la sicurezza e la salute dei giovani”. Per questo il sindacato ha chiesto la fine del PCTO e dei modelli ad esso collegati, oltre che il blocco immediato di tutti i protocolli con le aziende private.

Lorenzo e Giuseppe non sono le uniche vittime, ma le altre hanno fatto meno rumore

Anche perché Lorenzo e Giuseppe non sono le prime ed uniche vittime della scuola-azienda: nel 2018, a Udine, un 16enne si è amputato la mano durante uno stage, lo scorso giugno a Brescia un 16enne è caduto da un’altezza di 5 metri ma è riuscito a sopravvivere, nel 2020 a Cuneo un 17enne è stato schiacciato da una cancellata in ferro, nel 2018 a Montemurlo un 17enne si è tranciato una falange col trapano.

Tutti episodi che hanno fatto meno rumore perché i ragazzi coinvolti sono sopravvissuti, ma che suggerivano che qualcosa, già da tempo, non andava. Niente è stato fatto, almeno fino ad oggi.

Usd chiede l’abolizione, studenti più propensi a una revisione dell’alternanza scuola-lavoro

Altro ragazzo morto durante uno stage, Usb chiede l'abolizione del PCTO e dei modelli collegati

Altro ragazzo morto durante uno stage: all’appello dei sindacati si sono uniti anche gli studenti e il Fronte della Gioventù Comunista, che adesso chiede mobilitazione. Il segretario Lorenzo Lang ha detto: “Quello che sta succedendo in Italia è sotto gli occhi di tutti. Questa è la scuola che hanno voluto governi e padroni. Il 18 febbraio gli studenti saranno in piazza in tutta Italia contro alternanza, maturità e repressione subita. Attendiamo la prossima conferenza della Lamorgese in cui ci spiegherà di nuovo che queste morti simboleggiano la ripresa del Paese, o parlerà ancora di fantomatici infiltrati nelle proteste degli studenti”.

Luca Redolfi, coordinatore dell’associazione studentesca italiana di ispirazione sindacale “Unione degli studenti” (Uds), ha chiesto a chiare lettere l’abolizione dell’Alternanza e degli stagein favore di un’istruzione integrata che dia una visione critica del sistema produttivo”.

Che ne pensano gli studenti dell’abolizione del PCTO e dei modelli ad esso collegati proposta dai sindacati? Un’indagine di Skuola.net, condotta grazie al contributo di 2.500 studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, ha messo in luce come il 66% degli intervistati si dica d’accordo con le proteste studentesche, il 17% vorrebbe abolire le attività di alternanza, mentre il 49%, più “dialogante”, le vorrebbe mantenere ma con delle modifiche, per renderle più utili. Ripensare, dunque, non abolire.

Cisl: “Misure finanziate dal Pnrr per qualificare e rendere più sicuri questi percorsi”

Ragazzo morto durante uno stage: dopo quanto è accaduto a Lorenzo e Giuseppe, è finalmente chiaro che il sistema dell’alternanza scuola lavoro debba essere ripensato radicalmente, che la scuola debba necessariamente avere un ruolo meno “passivo”, che il sapere e la conoscenza non debbano essere sacrificati in nome di esigenze di mercato.

Quel che si chiede oggi è una maggiore integrazione tra il “sapere” e il “saper fare”, magari istituendo laboratori specifici per ogni disciplina all’interno delle mura scolastiche, con conseguente sforzo economico in termini di edilizia scolastica per realizzare tale progetto. O, comunque, una revisione che riesca a rendere questi percorsi sicuri, qualificati e qualificanti.

La Cisl ha chiesto che “i Ministri del Lavoro e dell’Istruzione, di concerto con la Conferenza delle Regioni, convochino sindacati, rappresentanze delle imprese, associazioni degli enti di formazione e consulte degli studenti per condividere misure che, a partire dalle risorse previste dal PNRR, rafforzino gli investimenti sui percorsi di apprendimento basato sul lavoro, per diffonderli, qualificarli, renderli più sicuri e tutelati”. Perché le legittime proteste degli studenti non siano più messe a tacere dalla violenza delle forze dell’ordine. Perché non ci siano più nessun Lorenzo e Giuseppe. E perché la loro morte non sia stata vana.

Leggi anche: Violenze sugli studenti, Sara: “Manganellate anche dopo che mi avevano aperto la testa”

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