Pussy Riot, l’attivista Maria Alyokhina si traveste da rider e scappa dalla Russia

La Pussy Riot Maria Alyokhina è riuscita a scappare dalla Russia travestita da rider. Il racconto della sua fuga e la storia del collettivo femminista.

Rosarianna Romano
Rosarianna Romano
Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.
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La Pussy Riot Maria Alyokhina, una delle principali componenti del collettivo punk russo, è scappata dalla sua terra vestita da rider. Zaino in spalla e giubbotto verde, come una vera addetta alle consegne di cibo a domicilio, la 33enne è riuscita a sfuggire dall’occhio vigile degli agenti che dovevano tenere sotto controllo i suoi arresti domiciliari. Trattenuta in carcere diverse volte a causa del suo attivismo politico, la Pussy Riot è una nota oppositrice del governo del presidente Vladimir Putin.

Condannata a trascorrere 21 giorni in una colonia penale, come il protagonista della omonima opera kafkiana, Maria Alyokhina ha deciso di fuggire dalla Russia. Come per il soldato del racconto di Kafka, anche la Pussy Riot avrebbe dovuto scontare una pena ingiusta.

La fuga della Pussy Riot

Come già la sua fidanzata Lucy Shtein aveva fatto poche settimane prima, per non dare nell’occhio ed evitare i controlli della polizia, Maria Alyokhina si è trasformata in una rider. È questo aspetto che le ha permesso di passare inosservata e raggiungere il confine con la Bielorussia. Poi di superare quello con la Lituania. Ed essere finalmente libera.

Secondo le dichiarazioni di Alyokhina al New York Times, il buon esito del suo esodo rivela la disorganizzazione delle forze dell’ordine russe. La donna ha definito la sua fuga «un enorme e imprevedibile» smacco per le autorità di Mosca.

La Pussy Riot ha anche raccontato di essere in carcere mentre alla radio, il 24 febbraio, davano la notizia dell’inizio dell’invasione in Ucraina da parte della Russia. Non a caso, il New York Times ha notato che le scarpe che Maria Alyokhina indossava durante la sua fuga non avevano i lacci. Le stringhe, infatti, vengono confiscate all’ingresso del carcere. Al loro posto, le scarpe della 33enne erano sorrette da salviette umidificate. È per questo che anche le altre componenti delle Pussy Riot, durante un tour organizzato per raccogliere fondi per l’Ucraina che comincerà giovedì 12 maggio da Berlino, indosseranno scarpe con lacci improvvisati con salviette.

Chi sono le Pussy Riot

pussy riot

Pussy sta per vagina. Riot vuol dire rivolta. L’opposizione contro il regime di Putin passa per le donne. Pussy Riot è un collettivo anarchico russo di ispirazione punk, composto da militanti femministe che organizzano proteste per la libertà e la democrazia. Con mobilitazioni collettive come flash mob, le femministe inseguono l’obiettivo di richiamare l’attenzione di media e opinione pubblica per denunciare la mancanza di diritti. Non di tutte le attiviste è nota l’identità. Non mancano sostenitori, di fatto considerati parte del gruppo.

È la protesta del 2012 ad avere grande risonanza pubblica, rendendo il collettivo famoso e trasformando le militanti in oppositrici del Cremlino. Anche Maria era coinvolta in quelle proteste, dalle quali ha avuto origine la sua parabola giudiziaria. Da qui parte la sua prima condanna per teppismo, aggravato dall’offesa alla confessione religiosa ortodossa durante una protesta contro Putin avvenuta nella Chiesa di San Salvatore. Queso atto portò all’arresto di altre due attiviste, successivamente amnistiate dalla Duma, ma contro il volere di Vladimir Putin.

Ora Maria è momentaneamente fuori dalla Russia, libera. Ha dichiarato di voler tornarci, nella sua terra. Anche se, a suo dire, «la Russia non ha più diritto a esistere».

Leggi anche: Putin alla parata del 9 maggio: il discorso di un presidente addolorato

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