Pensioni: cosa cambia a gennaio e perché l’aumento vero ci sarà a febbraio

Da settimane si parla di rivalutazione di pensioni ma sembrerebbe che a gennaio gli aumenti non siano ancora arrivati. Scopriamo perché.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Ieri, martedì 3 gennaio, in base alla Legge di Bilancio approvata a fine 2022 sarebbe dovuta esserci la tanto attesa perequazione, consistente nell’adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione del 7,3%, fino a quattro volte il minimo, e l’aumento delle minime a 600 euro per gli over 75.

Nella stragrande maggioranza dei casi però tali aumenti non sono arrivati. Vediamo di comprendere meglio quali sono le motivazioni.

Pensioni: perché non sono arrivati gli aumenti previsti dalla manovra

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Spiega però una fonte del Mef che non vi è da preoccuparsi, come riportato da affaritaliani.it:

La Legge di Bilancio è stata approvata il 30 dicembre, il primo era festa e ovviamente il 3 gennaio sarebbe stato impossibile adeguare tutte le pensioni alla nuova normativa.

Di conseguenza, per chi a gennaio non ha avuto ciò che gli spettava per legge, dalla mensilità di febbraio non dovrebbe avere problemi, con tanto di pagamento degli arretrati. La manovra è stata approvata definitivamente lo scorso 30 dicembre e non era facile fare tutti i calcoli per il 3 gennaio, con i bonifici che vengono inseriti giorni prima.

Pensioni: cosa cambia da gennaio

Da gennaio entra il nuovo sistema di calcolo sistema di calcolo a sei fasce introdotto dalla Legge di Bilancio 2023 che va a sostituire quello vecchio a tre fasce.

La rivalutazione dovuta all’inflazione avverrà per intero solo per gli assegni fino a 2.254,96 euro con un tasso di riallineamento del 7,3%. Mentre per gli importi superiori subentrano altre 5 fasce con un tasso di aumenti che va dall’85% al 32% del 7,3%:

  • per gli assegni tra le quattro e le cinque volte, da 2.102 a 2.627 euro, la rivalutazione sarà dell’85%
  • 53% per gli assegni tra le cinque e le sei volte il minimo, da 2.627 euro a 3.152 euro
  • 47% per quelle tra sei e otto volte il minimo, da 3.152 euro a 4.203 euro
  • 37% per quelle tra otto e dieci volte, fino a 5.254 euro
  • 32% oltre le 10 volte

Inoltre la pensione minima per il 2023, come www.tag24.it, è pari a: 563,74 euro, fatta eccezione per gli over 75 a cui spetta 600 euro.

Leggi anche: Manovra 2023, obbligo del Pos e pensioni: tutte le novità

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