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Australia, un museo subacqueo proteggerà la Grande Barriera corallina

Ogni opera del museo è perfettamente integrata con la Grande Barriera e sarà la casa di flora e fauna locale. L’alta tecnologia delle istallazioni permetterà di mitigare il surriscaldamento degli oceani.

A largo delle coste australiane nasce il primo museo subacqueo realizzato nell’emisfero australe. Perfettamente integrato con la Grande Barriera corallina del Queensland, sarà anche una casa accogliente per fauna e flora locale.

Realizzate dall’artista Jason deCaires Taylor, le istallazioni del museo subacqueo sfruttano la migliore tecnologie sostenibili e potranno contribuire a mitigare il surriscaldamento degli oceani.

Il Museum of Underwater Art doveva essere inaugurato ad aprile, ma l’apertura è stata posticipata causa pandemia.

Dal sito internet, però, sono disponibili le prime immagini delle due installazioni completate. Le altre due, previste dal progetto, sono in fase di costruzione.

La Coral Greenhouse e i suoi guardiani

L’opera più importante del museo subacqueo del Queensland è una serra di coralli creata a ridosso della John Brewer Reef.

Oltre alle incredibili suggestioni che un museo di questo tipo può offrire, la serra è anche un luogo sicuro per la crescita dei coralli, gravemente minacciati dai cambiamenti climatici che interessano gli oceani.

La struttura è progettata, inoltre, per mitigare le forti correnti dell’Oceano. All’interno della Coral Greenhouse, Taylor ha posizionato 20 statue che ha definito i ‘guardiani dei coralli’.

Le statue rappresentano studenti, le giovani generazioni invitate dall’artista a prendersi cura di un inestimabile patrimonio minacciato dal surriscaldamento globale.

Non a caso, l’istallazione è pensata anche per essere un laboratorio di controllo sullo stato dell’acqua. La salinità, i livelli di pH e di ossigeno saranno monitorati costantemente, mentre una telecamera subacquea catturerà la crescita e lo sviluppo dei suoi piccoli ospiti.

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Ocean Siren, una scultura a energia solare

museo subacque australia Ocean Siren

La seconda opera del museo già ultimata è l’Ocean Siren, una scultura a energia solare visibile dalla terra ferma, che cambia colore in base alla temperatura dell’acqua della barriera corallina.

L’opera è stata installata già lo scorso dicembre davanti al molo The Strand di Townsville e funziona perfettamente. Più l’acqua è più calda, più la statua diventa rossa. E il gioco di colori mostra il rischio che le specie marine che abitano gli oceani corrono ogni giorno.

Anche in questo caso il valore simbolico della scultura è molto forte. È un omaggio agli abitanti originari di Palm Island nel Queensland, gli indigeni australiani. La statua, infatti, ha le sembianze di Takoda Johnson, bambina di 12 anni appartenete popolo Wulgurukaba o Manbarra.

Il progetto complessivamente conta quattro attrazioni. Per il momento, delle due ancora da realizzare si conosce solo il luogo in cui verranno collocate: Palm Island e Magnetic Island.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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