Home Esteri Missili lanciati in Iraq: Iran rivendica l’attacco e minaccia Israele

Missili lanciati in Iraq: Iran rivendica l’attacco e minaccia Israele

Le Guardie della Rivoluzione hanno rivendicato l'attacco in Iraq e minacciato Israele, ritenuto responsabile di aver bombardato un deposito di armi in Siria attribuendo la responsabilità all'Iran.

Missili lanciati in Iraq. Dodici sono i missili lanciati nella notte dall’Iran con l’obiettivo di colpire il consolato americano a Erbil, in Iraq. Il governatore di Erbil, Omed Khoshnaw, ha però dichiarato che non è chiaro se l’obiettivo fosse il consolato americano o l’aeroporto della città.

Le Guardie della Rivoluzione intanto hanno rivendicato l’attacco mentre gli Usa hanno comunicano che non ci sono stati danni e neanche vittime.

L’agenzia americana Ap, parlando con alcuni funzionari, ha ipotizzato che dietro possa esserci una ritorsione contro una missione di intelligence israeliana contro due esponenti iraniani, tesi confermata poi dalle stesse Guardie della Rivoluzione. Le immagini dell’esplosione a Erbil sono circolate sui social e mostrano missili a lunga gittata mentre il canale televisivo locale Kurdistan24 ha pubblicato le immagini degli uffici danneggiati.

Missili lanciati in Iraq: “Qualsiasi attacco da parte di Israele avrà una risposta dura e distruttiva”

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Missili lanciati in Iraq. Una dozzina di missili sono caduti su Erbil, nel Kurdistan iracheno. L’attacco, che non ha causato vittime ma solo danni agli edifici, è avvenuto intorno all’1 del mattino. I Guardiani della Rivoluzione hanno rivendicato l’attacco e hanno lanciato il seguente messaggio:

Qualsiasi attacco ripetuto da parte di Israele incontrerà una risposta dura, decisiva e distruttiva.

I Guardiani della Rivoluzione fanno riferimento all’episodio di qualche giorno fa quando l’esercito israeliano ha bombardato a Latakya, in Siria, alcuni depositi di armi attribuendo all’Iran la responsabilità. Si tratterebbe del terzo episodio da fine 2021 contro la città portuale siriana, che è anche sede di una base militare russa. Il primo ministro della regione autonoma, Masrour Barzani, lo ha condannato con forza definendolo “un crimine contro l’umanità”.

L’attacco è avvenuto il 7 marzo. Due persone sono rimaste uccise, e solo in un secondo momento si è scoperto che fossero membri della guardia rivoluzionaria dell’Iran.

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