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Marta Russo e il mistero della Sapienza, il libro che le restituisce giustizia

Lo scrittore Mauro Valentini e la copertina del suo libro dedicato a Marta Russo.

Il 9 maggio 1997 Marta Russo, una studentessa dell’Università La Sapienza di Roma viene colpita da un proiettile che la ferisce mortalmente alla nuca. È l’inizio di un incubo per tutti gli studenti dell’ateneo più grande d’Europa. Chi può aver sparato? Le indagini si concentrano prima sul mondo torbido della detenzione di armi all’interno dell’Università, poi però virano verso due giovani assistenti della Facoltà di Filosofia del Diritto: Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, che poi, per quell’omicidio verranno condannati dopo cinque gradi di giudizio.

Il caso Marta Russo, enigma senza fine

Ma molte domande rimangono senza risposta: perché avrebbero sparato? Chi sono i testimoni che li hanno visti compiere questa follia? Quante domande si celano ancora senza una risposta credibile attorno a quello sparo? Lo scrittore e giornalista Mauro Valentini per Armando Editore riscrive la storia tragica di Marta e del caos processuale seguito alla sua morte, svelando molti particolari inediti di quello che rimane, nonostante la sentenza passata in giudicato, ancora un vero enigma.

Ho scritto un libro sul caso Marta Russo perché credo che nulla sia stato chiarito in sede processuale di quello che è realmente accaduto alla Sapienza quel 9 maggio 1997. Ho voluto raccontare una storia che, a rileggerla a distanza di tanti anni, dimostra come la ricostruzione che si è voluta dare a quell’azione criminale non sia affatto chiara. Perché quella sentenza ha scontentato tutti e soprattutto, come afferma nella prefazione del libro Sandro Provvisionato, non ha fatto Giustizia.

Un libro per la giustizia di Marta Russo.

Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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