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Lo stupro di guerra nella Ciociara ci mostra il coraggio infinito delle donne

In ogni guerra, il coraggio infinito delle donne si ripete. Costrette a subire le violenze sessuali, continuano, nonostante tutto, a difendere il loro diritto di vivere in pace e in piena libertà. E Alberto Moravia, questo, ce lo descrive benissimo.

Lo stupro di guerra è un crimine tanto antico quanto attuale che ci viene raccontato da Alberto Moravia nell’opera letteraria de La ciociara. Nel romanzo, la forza di due donne, madre e figlia, si intreccia inevitabilmente con le vicende spinate della guerra. La sorte delle protagoniste è quella di essere stuprate dagli occupanti francesi, nel 1943, e diventare quindi bottini di vittoria.

Lo stupro di guerra mira alla distruzione e all’annientamento di quel briciolo di speranza e di innocenza che ripongono le vittime nel genere umano. Donne e bambini sono costretti a vivere queste violenze terribili, sperimentando sulla loro pelle la spietatezza e la malvagità dei soldati.

Moravia, con la ciociara, riesce a far luce, da un lato, su questo efferato crimine sessuale, usato a tutti gli effetti e in tutte le epoche come sinonimo di arma, conquista e trionfo malefico, e dall’altro come espediente per narrare la forza, la potenza e il coraggio femminile dell’andare avanti, malgrado le atrocità subite.

Lo Stupro di guerra: il coraggio di chi sopravvive alla brutalità

La ciociara, romanzo letterario divenuto opera cinematografica, diretta da Vittorio De Sica, racconta la vicenda di Cesira e Rosetta, madre e figlia, costrette a lasciare Roma a causa della seconda guerra mondiale e a trasferirsi nel piccolo paese di S. Eufemia, nella Ciociaria. Durante l’occupazione nazista, le due fuggono e si riparano all’interno di una chiesa abbandonata e davanti all’immagine capovolta della Madonna, subiscono la violenza sessuale da parte di un gruppo di soldati appartenenti all’esercito francese, i famosi goumier.

Quello che descrive Moravia è un forte discorso sul dolore, dotato di una grande carica esistenziale, lo scrittore fa emergere tutto il coraggio e la determinazione delle protagoniste. Prima di lui, nessun altro neorealista era stato in grado di dar voce ad un personaggio femminile.

La dignità dei corpi viene assorbita dalla crudeltà di chi conquista, dal piacere di chi umiliando e profanando la giovinezza, prova eccitamento e soddisfazione nel recare dolore e sofferenze a chi appare indifeso.

Sarà proprio questo episodio a trasformare completamente la figlia, Rosetta, la cui maturazione repentina e involontaria, porterà la giovane ad una radicale trasformazione. In questa variegata gamma di toni, l’autore descrive la forza della madre, che non si lascia perdere d’animo, decisa a combattere per la propria sopravvivenza e quella della figlia contro il dramma collettivo provocato dalla violenza. La ciociara di Moravia, profondamente preoccupata per quello che è capitato a Rosetta, tira fuori una grande prontezza d’animo, capace di sorreggere e sostenere la figlia.

Io, intanto, stavo distesa, quasi incapace di muovermi, quindi provai ad alzarmi e subito ebbi una fitta acuta alla nuca. Però mi feci forza, mi levai in piedi e guardai.

Il romanzo si conclude in chiave ottimistica, la resurrezione dal dolore è possibile, la rinascita delle protagoniste si sviluppa grazie ai sentimenti di coraggio, rinascita e speranza.

Lo stupro di guerra in Ucraina e la forza di chi non resta in silenzio

Proprio in questi giorni di racconti sul conflitto, non possiamo a fare a meno di paragonare il coraggio della ciociara, di cui si è fatto portavoce Moravia, con le vicende subite dalle donne ucraine. La modernità e la cultura di oggi, rispetto alle notizie di stupro di guerra, ci dimostrano ancora una volta, la forza e l’audacia di chi è vittima sessuale. Nonostante l’umiliazione e l’annichilimento, causati dalle violenze, si continua a denunciare, a combattere e a rimettersi in piedi. Le donne dimostrano sempre una potenza estrema, dopo aver subito un tale scempio, riescono a non farsi piegare da quel terribile danno inflitto all’anima e a raccontare a tutto il mondo quello che è successo.

Nei pianti delle donne violentate, nei silenzi e nella preoccupazione, troviamo la battaglia quotidiana che ognuna di loro è chiamata a combattere. Quello che subiscono le vittime è la brutalità animalesca di chi vuole rubare il sesso per poterlo sventolare davanti al nemico.

Le molte testimonianze, giunte in questi giorni, di conflitto russo-ucraino, ci stanno aprendo gli occhi sull’effetto collaterale dell’invasione: lo stupro di guerra, utilizzato come simbolo di dominio assoluto sul territorio occupato e come strumento per smaterializzare l’anima delle vittime che, nella maggior parte dei casi, tirano fuori una forza extra-terrena capace di rompere il silenzio, di agire e di non scoraggiarsi.

Ad ogni modo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite e la Corte Penale Internazionale stanno conducendo delle indagini per condannare questi crimini osceni.

Quando il corpo diventa campo di conquista

In tutti i conflitti, la scenografia è sempre la stessa, sullo sfondo solo lei, la guerra, che con la sua devastazione, prepotenza e turbolenza fagocita, inghiotte e sputa tutto quello che trova davanti a sé.

La sua crudeltà, senza tempo, attira e ammalia le truppe di soldati che, consapevoli di essere in un momento di miseria, di rovina e di distruzione generali, decidono di sfruttare il momento per sferrare l’attacco peggiore, quello di consumare la tragedia sprezzante di chi, superbo e fiero, è intenzionato a torturare in eterno la dignità e la libertà di donne e bambini.

Non era abbastanza lo scoppio di un conflitto armato nel 2022, non era abbastanza l’invasione alle 5 del mattino, davanti agli occhi increduli di tutto il mondo, non era abbastanza la morte di centinaia di civili, ora, anche le notizie del più disgustoso crimine contro l’umanità: lo stupro di guerra.

Corpi saccheggiati e violati lasciati agonizzanti a terra, madri obbligate ad assistere alle violenze dei figli, ragazzine stuprate ripetutamente da interi plotoni russi e donne impossibilitate ad abortire e costrette a portare in grembo la causa del loro male.

Queste terribili e brutali testimonianze ci riportano nel romanzo di Moravia che descriveva la violenza sessuale come una lunga tradizione di crimini che avvenivano principalmente verso le donne, durante le battaglie. Era un diritto dei soldati manifestare ed esprimere sui corpi altrui l’emblema della vittoria e il marchio lasciato come strumento per degradare, umiliare e stigmatizzare l’essere umano.

Lo stupro di guerra è un crimine contro l’umanità

Per molti secoli, lo stupro di guerra non è stato considerato come crimine sessuale. Dopo il secondo conflitto mondiale, con la Quarta Convenzione di Ginevra, nel 1949, lo stupro e la prostituzione forzata furono inseriti nella lista dei crimini di guerra.

L’Art. 27 tutela coloro che si trovano prigionieri in uno stato e tutti i cittadini che si trovano sotto il controllo dell’esercito occupante. Nel 1977, il protocollo di protezione venne esteso anche alle donne che vivevano in quello stesso territorio. In particolare, l’Art. 4.2 afferma che sono vietati: gli oltraggi alla dignità della persona, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti, lo stupro, la prostituzione forzata e qualsiasi offesa al pudore.

Nel 1993, durante il conflitto in Bosnia-Erzegovina, fu proposto di annoverare lo stupro di guerra come un vero e proprio crimine. Nonostante non esista una vera e propria definizione di violenza di guerra, la Relazione dello Statuto di Roma, considera:

La violenza sessuale il momento in cui l’autore invade il corpo di una persona con condotta risultante nella penetrazione, anche di ridotta entità, di ogni parte del corpo della vittima o dell’autore con un organo sessuale, o dell’apertura anale o genitale della vittima con ogni oggetto o ogni altra parte del corpo.

L’invasione è eseguita con la forza, o con la minaccia della forza o della coercizione, come quella causata dalla paura della violenza, della costrizione, della prigionia, dell’oppressione psicologica o dell’abuso di potere, contro le persone stesse o altre, o prendendo vantaggio di un ambiente coercitivo o contro persone incapaci di dare un genuino consenso.

Ogni stupro di guerra lede profondamente la morale di donne e bambini, portando, dietro di sé, gli strascichi di quella terribile atrocità.

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Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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