Home Attualità News Leopolda 10, come nasce in diretta un partito 2.0

Leopolda 10, come nasce in diretta un partito 2.0

Gli ingredienti ci sono tutti: la rete, il marketing, i foundraiser. Gli algoritmi, i gruppi whatsapp, i selfie. Alla Leopolda di quest’anno, la numero 10, va in scena – rigorosamente live – la nascita di un partito 2.0, la prima organizzazione politica digital native, perché non culturalmente legata alle scuole di pensiero del Novecento.

La Leopolda, che per nove edizioni era stata la riunione di una parte del Pd, quella più giovane e allergica alle liturgie della Ditta, è oggi un’altra cosa. Coincide con un soggetto politico nuovo e diverso dal Pd. Il partito-chiesa del centrosinistra è sempre stato appena accennato, alla Leopolda, figuriamoci adesso. I rapporti con molti renziani rimasti lì sono buoni, a partire dal sindaco di Firenze Dario Nardella, che è venuto a parlare dal palco della Leopolda, ma lo strappo c’è ed è malamente rammendato. Bando al passato: chi entra nella Stazione Leopolda, un enorme e ben riuscito recupero industriale, viene accolto da una gigantografia di John Fitzgerald Kennedy da far invidia al miglior Veltroni:

“Cambiare è la regola della vita. E quelli che guardano al passato od al presente, certamente perderanno il futuro”.

Avvisati tutti. Ed infatti qui si assiste a qualcosa di nuovo: per la prima volta il momento in cui viene alla luce un partito politico in diretta. Lontano dai caminetti fumosi e dalle catilinarie delle correnti, la Leopolda10 diventa Italia Viva.

Parte il sito internet (https://www.italiaviva.it/) su cui si iniziano a raccogliere le adesioni. Il simbolo, votato online sulla base di una triplice scelta, viene disvelato al pubblico in diretta Facebook oggi alle 17,30. Alla fine della prima giornata, un accordo tra tutti i fondatori: Italia Viva deve essere il primo soggetto senza correnti, ed ecco Roberto Giachetti e Luciano Nobili che chiudono, allo scoccare della mezzanotte, l’associazione Sempre Avanti.

Il collegamento con la comandante kurda Nessrin Abdalla, che parla alla Leopolda via Skype dal suo rifugio antibomba di Kobane, chiude la prima giornata; quella che nei desiderata degli organizzatori doveva servire, come in effetti è stato, a dare le emozioni collettive necessarie al team building. Alla fine del collegamento, in cui lei si era vista solo inquadrata in primo piano, la camera le restituisce l’immagine dei seicento partecipanti, ad applaudirla tutti in piedi. Lei capisce di non essere sola. Percepisce improvvisamente un abbraccio corale. Piange, con la compostezza di una comandante militare. Mentre piange fa con le dita il simbolo della V, come faceva Winston Churchill. Matteo Renzi ripete il saluto. Tutti ripetono il gesto. La politica che sa comunicare digitalmente ha bisogno non meno di prima di calore, contatto, simboli, emozioni. La lezione del M5S insegna che non basta la protesta, ci vuole la proposta. Non bastano gli algoritmi, ci vogliono i battiti del cuore.

di Aldo Torchiaro

Aldo Torchiaro, giornalista da quando si usavano le macchine da scrivere, si occupa oggi di innovazione digitale, nuovi media, e-democracy.
Exit mobile version