Un italiano su 10 vive all’estero: cosa ci spinge a partire?

Il 9,1% degli italiani vive all'estero e cioè quasi un decimo della popolazione italiana vive al di fuori dai confini del Paese.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Sono circa cinque milioni gli italiani che vivono all’estero, per la precisone 5.4806.081: una questione che va ben oltre la semplice “fuga” di cervelli.

Solo nel 2019 sono ben 198 mila gli italiani emigrati all’estero. Un incremento del 3,6% rispetto al 2018.

Italiani all’estero: i dati sull’andamento dei trasferimenti

gli italiani all'estero sono oltre 5 milioni

Quello italiano è un popolo per sua natura “migratorio” e di questo la politica italiana dovrebbe ricordarsene più spesso.

Tra fine ‘800 e inizio ‘900 quello del fenomeno migratorio verso gli Stati Uniti, per inseguire il sogno americano, è stato il più grande nella storia del nostro Paese. Stati Uniti che, fino a prova contrario ovviamente, ci accolsero civilmente sulle loro coste. New York fu l’epicentro degli sbarchi.

Secondo il censimento ufficiale United States Census Bureau del 2000, ormai quasi 16 milioni della popolazione degli Stati Uniti (il 5,6%) è italoamericana.

Nel 2019 le sole regioni da cui non sono partiti abitanti per trasferirsi all’estero sono la Lombardia e l’Emilia-Romagna.

Il fenomeno riguarda maggiormente il Mezzogiorno: Sicilia (35.409), Campania (29.685) e Puglia (22.727) . Queste da sole rappresentano il 45% dei 198mila italiani che, nel 2019, hanno lasciato l’Italia.

Questa tendenza annuale rispecchia l’andamento storico, il Sud è infatti il punto da cui sono partiti più italiani nel corso degli anni: il 48,1% , 2,6 milioni , più del Nord (36,20%, quindi 2 milioni) e del Centro (15,70%, 861 mila italiani).

Italiani all’estero, quali le mete più ambite

italiani all'estero, le mete più ambite

Argentina, Germania e Svizzera sono tra le principali mete scelte dagli italiani migranti nel corso dei decenni. Solo in Svizzera rappresentano quasi il 7,5% della popolazione. In Lussemburgo gli italiani corrispondono al 4,9% della popolazione, in Uruguay quasi il 3%.

Gli italiani all’estero sono tutti iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero). Stando ai dati del 2019 sono così suddivisi:

Argentina 842.615, Germania 764.183, Svizzera 623.003, Brasile 447.067. Francia 422.087, Regno Unito 327.315, Spagna 179.546, Australia 148.510, Canada 139.578, Venezuela 112.232, Uruguay, 101.00, Cile 59.915.

Ci sono anche piccolissime comunità italiano anche in Sud Africa, Irlanda e Israele.

I pregiudizi nei confronti degli italiani all’estero

pregiudizi degli italiani all'estero

Negli Stati Uniti, che da poco avevano abolito la schiavitù, durante i primi anni di immigrazione italiana, si diceva che gli italiani non erano bianchi, “ma nemmeno palesemente negri“.

In Australia, altra destinazione, gli italiani erano definiti “l’invasione delle pelle oliva”. E poi ancora “una razza inferiore” o una “stirpe di assassini, anarchici e mafiosi“. E il presidente USA, Richard Nixon, intercettato nel 1973, fu il più chiaro di tutti. Disse:

Non sono come noi. La differenza sta nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso.

Il guaio é che non si riesce a trovarne uno che sia onesto.

Se oggi gli italiani in Germania godono di una certa reputazione, durante gli ultimi decenni del ‘900 erano chiamati invece “Spaghettifresser”, mangia spaghetti, ed erano ritenuti soggett inclini alla violenza, deputati a rubare il lavoro e le donne ai tedeschi.

La Svizzera è una destinazione tra le gettonate , sia per la vicinanza territoriale, sia perché nella seconda metà del Novecento, gli italiani venivano chiamati dagli imprenditori svizzeri, che necessitavano di manodopera a basso costo. Un contesto politico però, quello elvetico, dominato dalla destra ultraconservatrice che tendeva a trattare gli italiani come “attrezzi da lavoro” e non come individui. Fino al 1964, prima dell’introduzione di un nuovo statuto, gli italiani in Svizzera non avevano diritti.

La loro vita era strettamente vincolata alla volontà del proprio datore di lavoro, non potevano affittare una casa, non potevano muoversi liberamente tra un Cantone e l’altro, non potevano ricongiungersi con le famiglie. Il messaggio era chiaro: “Venite qui a lavorare ma non pensate di rimanere”.

Nonostante il fallimento delle destre estreme, gli italiani sono rimasti a lungo vittime di pregiudizi xenofobi da parte degli svizzeri.

Cosa cercano gli italiani all’estero?

italiani all'estero, cosa cercano?

Secondo l’Aire, in 10 anni il numero di italiani espatriati è aumentato di oltre il 60%. Secondo l’ultimo rapporto Istat la fascia di età in cui si registra la maggior parte delle partenze è quella tra i 25 e i 39 anni. Oltre il 30% di questi ragazzi possiede una laurea o un master.

Capire perché siano i giovani a lasciare il paese è facile, è un triste ritornello che ormai conoscono tutti a memoria. Spesso sono i professori stessi o le famiglie a spingere la ragazza o il ragazzo all’estero per una condizione migliore.

Una cosa che più di tutti fa pensare è che, spesso, le persone che emigrano all’estero non sono nemmeno consapevoli di che lavoro andranno a fare, basta la speranza di una vita migliore.

Il 40% di coloro che sceglie di trasferirsi all’estero lo fa per trovare un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. E questa è la principale motivazione anche di coloro che non hanno un lavoro assicurato nel nuovo Paese. Circa la metà degli emigrati, infatti, non sa ancora che lavoro troverà nella sua nuova destinazione, ma resta lo stesso motivato dalla possibilità di poter conciliare meglio vita professionale e famiglia all’estero.

Altri con le idee un po’ più chiare scelgono invece di andare all’estero per raggiungere i propri obiettivi. Circa un terzo di coloro che hanno deciso di emigrare crede poi che lavorare all’estero fornisca un grande vantaggio in termini di carriera.

Leggi anche: Cresce disoccupazione giovanile in Italia, ecco perché è importante avere un buon curriculum

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