Fondi Eu: l’Italia spende solo 1 euro su 3. Timore per il Recovery Fund

La capacità del Paese di gestire i fondi europei sarà cruciale nei prossimi mesi. Ci sono incentivi per oltre 172 miliardi, ma se non riuscirà ad accedervi rimarranno inutilizzati come è già successo in passato.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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La Commissione europea alla fine di maggio ha proposto un piano di risanamento post-coronavirus dal valore di 750 miliardi di euro. Sono 500 miliardi in sovvenzioni non rimborsabili e 250 in prestiti. Anche l’Italia beneficerà delle sovvenzioni europee e riceverà, per riparare alle difficoltà economiche, circa 172 miliardi. Le priorità sono già state individuate dal governo Conte: digitalizzazione ed energia verde. Ma il passato ci insegna che il Bel Paese non è mai riuscito a spendere al meglio i fondi europei disponibili. Dal sito Ue dedicato ai fondi strutturali e investimenti si può vedere come l’Italia sia stata carente. Dei 75 miliardi disponibili tra il 2014-2020 è riuscita a spenderne solamente 26, pari al 35% del totale. In sostanza, la Penisola finora ha sfruttato 1 un euro su 3 dei soldi europei a sua disposizione.

Conte: “Attueremo riforme strutturali”

I dati a disposizione non sono rassicuranti, ma le parole del premier Conte provano a risollevare gli animi degli italiani. Ha detto in conferenza stampa a Palazzo Chigi, in occasione dell’annuncio del decreto Rilancio:

Dobbiamo essere pronti a spendere i fondi europei nel miglior modo possibile. Dico spesso che questo non è un problema per il governo in carica, è un investimento che dobbiamo fare in Italia e in Europa, per i nostri figli e i nostri nipoti.

E sull’uso corretto dei fondi e sui rischi di appropriazione indebita ha detto:

Stiamo riformando il Paese, stiamo attuando riforme strutturali. Ma inseriremo un protocollo ancora più duro contro la mafia e il crimine.

Sì, perché, in effetti, in passato la disponibilità dei fondi europei ha già stimolato gli appetiti della criminalità organizzata. L’Italia ha già avuto problemi di fondi distratti e truffe. E basti ricordare il febbraio 2018, quando il giornalista Jan Kuciak e la sua ragazza vennero barbaramente giustiziati in Cecoslovacchia. Il giornalista stava investigando su casi di corruzione e aveva scoperto che la ‘ndrangheta calabrese aveva interessi nella gestione dei fondi europei slovacchi. Kuciak aveva parlato di legami sospetti tra criminalità e leader politici e questo gli è costato la vita.

Leggi anche: Conte: “Soldi dell’Europa sono di tutti, non sarà un tesoretto”

Incompetenza delle Regioni?

Sarebbero due i principali problemi da risolvere nella gestione dei fondi europei: l’Italia assorbe poco di quello che potrebbe avere in termini di denaro e non riesce a farlo nei primi due anni di disponibilità dei fondi. Questo dato, in questo particolare momento storico, risulta particolarmente preoccupante. L’Italia per far ripartire l’economia dopo l’emergenza coronavirus ha bisogno di agire senza perdere tempo e finora, ci dice il passato, non è stato così. Le Regioni spesso non sono riuscite a consegnare i progetti per tempo e a presentarli a Bruxelles rispettando i criteri richiesti. In particolare, non si riesce mai a dimostrare di poter rispettare i tempi previsti dai progetti. La complessità della normativa italiana in materia di appalti, e una certa inadeguatezza nelle competenze, fanno ritardare rovinosamente i lavori. Ricapitolando ad oggi l’Italia su 75 miliardi di euro stanziati a suo favore dal bilancio 2014-2020 ne ha decisi 54 miliardi con progetti pari al 73% del totale e spesi solo 26 miliardi pari al 35% del totale. Dopo di noi solo Spagna e Romania.

La deroga da 11 miliardi

Lo scorso marzo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha concesso all’Italia una deroga dal valore di 11 miliardi. Infatti, la presidente, preso atto delle difficoltà del Paese nel progettare e spendere i fondi europei, ha disposto una deroga in suo favore. Ha detto:

Abbiamo un’iniziativa per gli investimenti. Poiché ci sono fondi strutturali inutilizzati che l’Italia avrebbe dovuto restituire, abbiamo deciso invece di lasciarveli, per spenderli dove saranno più utili. Sono undici miliardi. È importante perché così l’Italia potrà investire nella sanità, nel turismo, nei trasporti, a beneficio delle Pmi o per esempio sul mercato del lavoro. 

Tale deroga permetterà all’Italia di spendere soldi per investimenti strutturali che altrimenti sarebbero andati persi secondo la regola N+3, dove N è l’anno di riferimento e 3 sono gli anni che si hanno a disposizione per ultimare i progetti. Dunque, per non sottrarre altri soldi indispensabili al Paese, bisognerà necessariamente migliorare i risultati del passato.

Leggi anche: Recovery Fund, tutto quello che c’è da sapere

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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