Istat, in Italia lavoro nero e criminalità valgono 211 miliardi

Secondo le ultime stime, nel 2018 il valore del sommerso è pari all’11,9% del Pil italiano complessivo. Evasione che si genera per lo più nel settore terziario: commercio, trasporti, hotel, ristorazione, servizi alle imprese e alla persona.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Secondo le ultime revisioni Istat, in Italia il valore di economia sommersa e criminalità nell’anno 2018 si aggira intorno ai 211 miliardi di euro, l’11,9% del Pil italiano complessivo. Traffico di droga, prostituzione, riciclaggio, ma soprattutto il lavoro nero, legato per lo più al settore terziario, sono i principali imputati per l’ammanco miliardario nelle casse dello Stato. Il dato denota comunque un lieve miglioramento rispetto al 2017, riducendosi di circa 3 miliardi, e conferma, secondo l’Istat, la “tendenza alla discesa dell’incidenza sul Pil”, dopo il picco raggiunto nel 2014, con il 13%. “Dati sconfortanti, non degni di un Paese civile” ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori che segue:

I risultati ottenuti contro l’evasione sono a dir poco deludenti ed insignificanti ed i progressi fatti sono a passo di lumaca. Quanto al lavoro nero, è una battaglia persa, dato che nessuno ha voluto ancora combatterla. Fino a che il lavoratore che denuncia il lavoro in nero rischia di passare per evasore e di dover pagare le tasse arretrate, non si andrà da nessuna parte. Bisogna cambiare le regole.

Economia sommersa, i dati Istat

I dati Istat relativi all’“economia non osservata nei conti nazionali” per il trimestre 2015-2018 evidenziano un quadro sconfortante per il Paese. Le attività illegali sottraggono alle casse dello Stato circa 19 miliardi. “Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi Ue sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette” specifica l’istituto. Mentre l’economia sommersa, che comprende il lavoro “nero” ma anche sotto-fatturazioni, affitti non dichiarati e persino le mance, equivale a circa 192 miliardi di euro. Nel calcolo Istat sul sommerso rientrano “le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, e quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati”.

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Si riduce l’economia sommersa, cresce l’economia illegale

economia sommersa
Circa l’80% dell’economia sommersa nell’anno 2018 si è generata nel settore terziario. Il 22,7% è riconducibile al settore edile.

Nonostante l’evasione registri ancora cifre enormi, rispetto al 2017 l’andamento registrato è positivo, con una flessione dell’1,3%. Diminuzione che, di fatto, è in “controtendenza rispetto all’andamento del valore aggiunto, cresciuto del 2,2%”. Ciò significa che l’incidenza dell’economia non osservata sul Pil nel 2018 è ridotta dello 0,4%, confermando, quindi, una tendenza alla discesa. Invece, risulta in crescita l’economia illegale, la quale segna un aumento in valore assoluto, con un’incidenza che è rimasta ferma all’1,1%. Una crescita determinata in gran parte dal traffico di stupefacenti. Modesta la crescita nei servizi di prostituzione.

Economia sommersa, l’80% si genera nel settore terziario

Circa l’80% del sommerso economico nell’anno 2018 si è generato nel settore terziario. L’evasione riguarda, in particolare, gli “altri servizi alla persona”, circa il 36,1% del valore aggiunto totale, nel quale pesa molto l’impiego di personale in nero per il lavoro domestico. Questo è vero, sottolinea l’Istat, nonostante nel 2018 in Italia i lavoratori irregolari a tempo pieno siano 3 milioni e 652 mila, in calo dell’1,3% rispetto al 2017. Mentre, continua l’istituto, “i regolari crescono di 723 mila unità (+3,7%), determinando un calo del tasso di irregolarità dal 15,8% del 2015 al 15,1% del 2018”. A seguire, i settori in cui si è registrata la maggior evasione sono il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (22,8%) e le costruzioni (22,7%).

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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