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Con Google Earth Timelapse si viaggia nel tempo: ecco come è cambiato il nostro pianeta in 37 anni

Viaggiare stando fermi con Google Earth era già sorprendente, ma poterlo fare anche nel tempo è emozionate, meraviglioso. Eppure, terribilmente spaventoso.

Google Earth Timelapse è la nuova funzione Google introdotta proprio in occasione della Giornata della Terra che sarà il 22 aprile: un viaggio nel tempo che consente di vedere come è cambiato rapidamente il nostro pianeta.

Grazie a 24 milioni di immagini satellitari raccolte dal 1984 al 2020 è ora possibile vedere con i nostri occhi non solo la celerissima evoluzione urbanistica, ma anche i devastanti effetti della deforestazione e del cambiamento climatico sulla superficie del globo.

Era già incredibile poter viaggiare stando fermi, poter percorre la Terra, zoomare e sondare, persino in 3D, gli angoli più sconosciuti e reconditi, ma poterlo fare nel tempo è affascinante, meraviglioso e terrificante allo stesso tempo.

L’evoluzione della terra sotto i nostri occhi: Google Earth Timelapse

Che ci si interroghi sullo scioglimento dei ghiacciai o che si vogliano effettivamente constatare gli effetti degli interventi antropici, quali la deforestazione, le attività minerarie, le culture intensive o l’espansione delle città e delle infrastrutture, Google Earth offre oggi una funzione che rende il cambiamento tangibile: Google Earth Timelapse.

Niente più miti e racconti: ora gli effetti del cambiamento climatico e dello sviluppo urbanistico sono proprio davanti a noi, sul nostro schermo.

Immagini satellitari raccolte nel corso di ben 37 anni sono sovrapposte in modo da rendere immediatamente visibile, in pochi secondi, decenni di cambiamenti.

La funzione Timelapse è il risultato della collaborazione tra il team Earth di Google e i tecnici della Nasa e del lavoro svolto sul materiale fotografico satellitare fornito non solo dal programma statunitense Landsat, ma anche da quello europeo Copernicus, tra i più importanti consorzi per lo studio della Terra dallo Spazio.

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Google Earth Timelapse fa riflettere

Google Earth Timelapse fa riflettere.

Oggi vedere il nostro pianeta da lontano non è più soltanto privilegio degli astronauti: è forse dovere di ogni cittadino di questo pianeta aprire gli occhi e vedere ciò che troppo spesso trascura e dà per eterno quando invece già seriamente compromesso. La terra è un tesoro da custodire.

Come spiega Google:

Il nostro Pianeta ha assistito a rapidi cambiamenti ambientali nell’ultimo mezzo secolo più di quanto ne abbia visti in qualsiasi altro momento della storia umana.

Molti hanno sperimentato queste evoluzione all’interno delle proprie comunità. Per altri, gli effetti del cambiamento climatico sembrano astratti e lontani, come lo scioglimento delle calotte polari e il ritiro dei ghiacciai, ma hanno una conseguenza su tutti.

Il mondo cambia, rapidamente. E questo è un fatto che non si può più ignorare.

Le foto degli anni Ottanta non sono ovviamente della stessa qualità di quelle più recenti, ma l’effetto è comunque sconcertante: il tempo scorre ed è incredibile che in così poco, tanto sia così diverso.

È possibile fare ricerche su specifiche zone del pianeta per soddisfare l’appetito dei più curiosi, ma la selezione suggerita da Google sembra avere un intento ben preciso: far riflettere.

Suddivisa in cinque aree tematiche, “Foreste che cambiano”, “Una bellezza fragile”, “Fonti di energia”, “Riscaldamento globale” e “Espansione urbana”, in Google Earth Timelapse la proposta del colosso mediatico mira a sensibilizzare su tematiche che, malgrado la tempesta mediatica che le affronta, sono da molti ancora ignorate.

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La nostra Italia in 37 anni di Timelapse

Le coste mutano, i fiumi solcano altri sentieri, le montagne si smussano, i ghiacciai si sciolgono, i deserti vengono colonizzati e le città crescono, inesorabilmente, in lungo e in largo.

Dubai, Tokyo, New York, Pechino, Osaka, solo per dirne alcune, hanno oggi un altro volto, un’altra geografia, un’altra impronta.

Ma l’Italia, d’altronde, non è da meno, non è certo rimasta ferma: anche nel nostro stivale, in ogni metropoli c’è un cuore che pulsa, scalpitante, da cui si innerva una rete stradale e infrastrutturale sempre più ampia, estesa e, in un certo senso, soffocante.

Opprimente, soprattutto per quelle distese che ancora si vorrebbero vedere verdi, per quelle spiagge che si sognano ancora selvagge e incontaminate, per quelle campagne che forse si preferirebbe avere ancora rudi e aspre piuttosto che trasformate in periferie abbandonate alla miseria e al degrado.

Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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