Gioacchino Gammino: il super latitante catturato grazie a Google Maps

Il superlatitante, ricercato dal 2002, lavorava come chef in Spagna. Il boss della "Stidda" agrigentina, che dovrà scontare l'ergastolo per omicidio, era stato arrestato lo scorso 21 dicembre a nord di Madrid, rivelato il retroscena della sua cattura: incastrato da un fotogramma su Google Maps.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
spot_img

Gioacchino Gammino era ricercato dal 26 giugno 2002. Nessun passo falso, nessuna chiamate agli affetti e nessuna spesa folle per 20 anni. Il super latitante della stidda agrigentina, che dovrà scontare la pena dell’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa, è stato arrestato lo scorso 17 dicembre in Spagna in un modo che ha dell’incredibile.

Dopo mesi è stato rivelato come si è giunti all’arresto: gli investigatori lo hanno riconosciuto attraverso il fotogramma di una street view su Google Maps.

Incastrato da Google Maps: così è stato arrestato dopo quasi 20 anni Gioacchino Gammino

Incastrato da Google Maps: così è stato arrestato dopo quasi 20 anni Gioacchino Gammino

Gli uomini della Dia, coordinati dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, che a breve si insedierà a Roma, e dal procuratore aggiunto Paolo Guido, erano sulle sue tracce del super latitante dal 26 giugno 2002, quando evase in maniera incredibile dal carcere di Rebibbia.

Gioacchino Gammino era stato arrestato per la prima volta nel 1984 proprio in un procedimento che poi sfocerà in un filone del primo maxi processo a Cosa Nostra a Palermo. All’epoca, come la maggior parte degli imputati in quel processo storico era stato indagato dal giudice istruttore Giovanni Falcone.

Il superlatitante è stato scovato grazie a Google maps. Tutto è partito da uno scatto che ritraeva un viale Avenida de los Voluntarios di Galapagar, cittadina spagnola di circa 26mila a nord di Madrid.

Nella fotogramma di Google Maps si intravede un bottega ortofrutticola, “El huerto de Manu” e davanti all’entrata due uomini che chiacchierano. Uno dei due ha immediatamente richiamato l’attenzione degli investigatori per la somiglianza impressionante con Gioacchino Gammino.

Il chiosco subito dopo l’individuazione del latitante è stato chiuso, seguendo la pista però l’inchiesta si sposta in un ristorante vicino, “La cocina di Manu”, attraverso un contatto telefonico, riporta Repubblica in un articolo di Salvo Palazzolo

La ricerca non è nemmeno di quelle serrate per i quali si necessitano fotografie satellitari o intercettazioni ambientali. Nel 2014 infatti il locale chiude, ma attraverso una semplice ricerca social si scopre che ha ancora attiva la pagina facebook.

Proprio tra le foto della pagina, viene rintracciato Gioacchino Gambino, alias lo chef Manuel. Sebbene il volto sia invecchiato, il 61enne di Campobello di Licata ha ancora una cicatrice sulla parte sinistra del mento.

“Come avete fatto a trovarmi? Da dieci anni non telefonavo nemmeno più alla mia famiglia”, ha detto Gioacchino Gammino quando è stato arrestato il 17 dicembre scorso. Ora è atteso in Italia per scontare l’ergastolo.

Chi è Gioacchino Gammino: uno dei capi stiddari dell’agrigentino

Gioacchino Gammino è ritenuto uno dei componenti del commando che il 29 agosto 1989 a Campobello di Licata assassinò un passante per errore, nell’ambito della sanguinosa faida tra cosa nostra e la stidda, la cosiddetta “mafia dei ribelli” diffusa principalmente nell’agrigentino ma anche nelle province di Trapani e Caltanissetta.

L’ex latitante era stato condannato per associazione di tipo mafioso, omicidio ed associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, ed è ritenuto affiliato alla famiglia stiddara degli “Ingaglio” di Campobello di Licata (Agrigento), che, alleatasi con la stidda nissena, negli anni ’90 del secolo scorso aveva scatenato una lunga e sanguinosa guerra di mafia contro gli esponenti locali di cosa nostra.

Una faida che aveva fatto registrare verso la fine degli anni ottanta oltre 200 omicidi da ambo le parti.

Gammino, arrestato per la prima volta nel ’84 nell’ambito del procedimento “Abbate +76” poi sfociato nel primo maxi processo a cosa nostra a Palermo, venne indagato allora dal Giudice Istruttore Giovanni Falcone per una vicenda legata ad un traffico di droga.

Nel 1995 venne colpito da un’ordinanza di arresto in carcere per associazione di tipo mafioso per l’omicidio aggravato di Giovanni Smiraglia e Salvatore Curto.

Lo stesso anno evade per la prima volta e si rende latitante, viene però arrestato a Barcellona 4 anni dopo.

L’11 febbraio 1999 è stato estradato in Italia presso la casa circondariale di Rebibbia dalla quale è evaso il 26 giugno 2002 mentre si giravano alcune scene di un film.

All’interno dell’istituto penitenziario un detenuto si arrampicò su un muro urlando, agitandosi e rifiutandosi di scendere. Gammino approfittando dell’azione diversiva riuscì ad evadere confondendosi con il flusso dei visitatori che facevano visita ai parenti detenuti.

Leggi anche: Passaporti falsi per i latitanti di ‘Ndrangheta: arrestato dipendente del ministero dell’Interno

spot_img

Correlati

Stellantis, approvato il maxi stipendio del CEO Carlos Tavares: quanto guadagnerà al giorno

Il 70,2% degli azionisti di Stellantis, nata dalla fusione di PSA e Fiat-Chrysler, ha...

Zelensky dopo gli attacchi iraniani avanza una proposta agli alleati occidentali

Dopo l'attacco dell'Iran contro Israele, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato una specifica...

Israele chiede all’ONU tutte le sanzioni possibili per l’Iran: qual è stata la risposta?

Secondo il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, il Medio Oriente si trova attualmente "sull'orlo...
Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
spot_img