Studente si incatena al banco per proteste: Tso per diciottenne di Fano

La situazione è sfuggita di mano dopo i vari rifiuti a indossare la mascherina in classe, il diciottenne come segno di protesta si è incatenato al banco. Aveva già espresso dissenso nei giorni scorsi

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Studente si incatena al banco per proteste. A Fano un episodio di disordine scolastico si è trasformato in poche ore in un caso psichiatrico.

Accade nelle ultime ore nella cittadina delle Marche, all’interno Istituto superiore Olivetti, dove uno studente di diciotto anni si è rifiutato di indossare la mascherina in aula, dando così il via a un vero e proprio sit-in di protesta personale incatenandosi al banco. Sul posto sono poi sopraggiunti 118 e polizia.

Studente si incatena al banco: plagiato da un “costituzionalista”

Studente si incatena al banco: plagiato da un "costituzionalista"

L’insegnante di turno trovandosi di fronte a una situazione molto delicata richiede subito l’intervento della preside.

C’è da dire che nei giorni precedenti il ragazzo aveva già manifestato insofferenza contro l’obbligo di indossare la mascherina, tanto da costringere gli insegnanti ad allontanarlo dall’aula

Prima del gesto, diciamo al limite, la professoressa aveva più volte invitato il suo alunno a indossare la mascherina e per tutta risposta, dopo i svariati rifiuti, lo studente si incatena al banco.

Per parecchi minuti il garante dell’istituto scolastico ha provato a dialogare col ragazzo cercando di farlo desistere dal suo intento di protesta, fino a richiedere l’intervento dell’ospedale e delle forze dell’ordine.

Magari un modo che sarà anche sembrato eccessivo data la giovane età.

Viene effettivamente da chiedersi se dopo che lo studente si incatena al banco, fosse realmente necessario l’intervento di sanitari e polizia per “costringere” un ragazzo di 18 anni, che pur sbagliando non stava recando minaccia fisica ne a se stesso e ne agli altri, a liberarsi da quelle catene, attaccate tra l’altro a un banco di scuola, e non di certo ai cancelli del Quirinale.

La preside ha poi dichiarato:

Presentandosi un caso così difficile, il nostro primo intento è stato quello di svolgere un compito educativo, facendo riflettere il ragazzo e chiunque si trovi nel sostenere posizioni di questo genere delle conseguenze a cui si può andare incontro. 

Ognuno ha il diritto di manifestare la sua libertà di pensiero, criticando anche le leggi e i regolamenti, ma lo può fare senza mancare al rispetto degli altri.

Arrivati sul posto, il personale di pronto intervento e poliziotti hanno a loro volta provato a convincere il ragazzo.

Dopo circa due ore dall’incatenamento è arrivata quella che è effettivamente sembrata la decisione più estrema nei confronti del giovane: ricovero coatto, ovvero il Tso (Trattamento sanitario obbligatorio), nel reparto psichiatrico dell’ospedale Muraglia di Pesaro.

Una vicenda pilotata

Vero, lo studente si incatena al banco con le sue mani, ma sia l’istituto scolastico, sia il sindaco hanno provato a dare una spiegazione a quello che è accaduto, secondo loro il ragazzo sarebbe stato “vittima di plagio”.

La protesta, infatti, sarebbe stata fomentata e poi pilotata da un misterioso 50enne costituzionalista che, mentre corpo docenti e forze dell’ordine cercavano il dialogo con lo studente, consigliava il diciottenne in vivavoce dal cellulare.

“Questa persona che lui chiamava il costituzionalista” – racconta la preside Eleonora Marisa Augello – gli ha anche detto “che se la polizia lo avesse portato via con la forza, per gli agenti sarebbe stata un’aggravante”.

Uscendo dalla scuola il medico ha dichiarato che siccome il ragazzo lo stava seguendo volontariamente, non ci sarebbe stato nessun ricovero forzato.

Al pronto soccorso però, il ragazzo probabilmente scosso e agitato dalla situazione data la giovane età, avrebbe reagito con violenza e sarebbe stato necessario un nuovo intervento degli agenti. Nemmeno i genitori, allertati della vicenda hanno potuto fare nulla per evitare il Tso.

Leggi anche: Catania, coppia gay invitata a scuola per parlare con gli studenti: i genitori boicottano l’incontro

Studente si incatena al banco: le parole del giovane

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Dall’ospedale di Pesaro il diciottenne ha fatto sapere:

Sto bene, sono nel reparto psichiatrico del Muraglia perché mi hanno fatto un Tso e mi hanno detto che dovrò restare qui almeno una settimana.

La dottoressa mi ha portato via gli oggetti pericolosi, mi hanno dato dei calmanti e i miei genitori non sono con me.

Sul caso è intervenuto anche il Telefono Viola, che da anni si batte contro l’abuso del ricorso al Tso e degli psicofarmaci, nella voce della presidente Anna Grazia Stammati:

Oggi, a quarantatré anni dall’abolizione dei manicomi, di fronte a questo caso dobbiamo drammaticamente constatare come l’azione di controllo sociale della psichiatria continua a imperversare, arrivando persino a entrare nelle scuole, psichiatrizzando ragazzi che manifestano atteggiamenti non conformi.

Leggi anche: Suicidi tra studenti universitari: perché lo studio può diventare un inferno

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