Cos’è Eni Rewind, il progetto dell’impianto per produrre energia dai fanghi

Per il progetto Eni Rewind, che riguarda il Veneto, sono stati ottenuti i permessi idrici ma si attendono quelli della Regione. I lavori dovrebbero terminare nel 2026.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Eni Rewind ha realizzato un progetto per la costruzione di un impianto di valorizzazione dei fanghi da depurazione civile tramite essiccamento, classificati come rifiuti non pericolosi e costituiti per circa l’80% da acqua.

L’investimento valutato per l’impianto di valorizzazione, che dovrebbe essere realizzato in un’area dismessa di Porto Marghera, è di 140 milioni di euro. Si stima che verranno trattati 190 mila tonnellate di fanghi all’anno, provenienti dagli impianti di depurazione del consorzio Viveracqua, che raggruppa i 12 principali gestori del servizio idrico del Veneto.

Da novembre sono state avviate le pratiche per ottenere i permessi dalla Regione. Una volta ottenuto il nulla osta si inizieranno i lavori per la realizzazione dell’impianto.

Eni Rewind: come funziona l’impianto per produrre energia dai fanghi

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Eni ha partecipato al bando della consorziata Viveracqua e si è aggiudicato la depurazione e il trattamento fanghi al fine di produrre energia. In un periodo storico in cui vi è stato un incremento dei costi energetici, il piano di Eni Rewind diventa strategico. Isola 46, di proprietà della società e già bonificata, è l’area individuata per la realizzazione del progetto e l’edificazione di una struttura architettonica che richiama la forma di una nave.

Verranno eliminati i gas nocivi, con la possibilità di recuperare il fosforo. La Co2 prodotta viene generata dalla naturale biodegradazione della materia organica e di conseguenza, secondo Eni, il contributo alle emissioni di anidride carbonica è da considerarsi nullo. L’energia elettrica si produce tramite caldaie a recupero termico, che generano vapore surriscaldato impiegato per l’essiccamento dei fanghi.

Il surplus energetico prodotto sarà immesso nella rete elettrica del polo industriale di Porto Marghera.

Eni Rewind: le critiche al progetto

Non sono mancate le critiche al progetto. Gianfranco Bettin, consigliere comunale di Lista Verde Progressista, come riporta Venezia Today, ha dichiarato:

Continuano a giungere segnali contraddittori da Porto Marghera: da un lato si sviluppano interventi innovativi, dall’altro arriva l’annuncio di un impianto che, tramite combustione, dovrebbe trattare e smaltire i fanghi di depurazione civile di tutto il Veneto.

È preoccupante.

Critiche sono giunte anche dalla segretaria del Pd veneziano, Monica Sambo:

Eni annuncia la creazione di un impianto per bruciare i fanghi di tutto il Veneto proprio a Porto Marghera: questa sarebbe un’attività sostenibile?

Siamo favorevoli a discutere di accordi con le aziende per riconvertire la produzione in termini di sostenibilità e di sviluppo dell’economia circolare, ma è evidente che l’amministrazione sta andando esattamente nel senso opposto.

Leggi anche: Comunità energetiche rinnovabili: le novità di inizio anno

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Michela Sacchetti
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