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Crisi energetica, arriva l’autunno dei rincari

La crisi energetica si abbatte sui maggiori produttori e importatori di energia ricavata da fonti non rinnovabili, con forti ripercussioni sui mercati mondiali e sulle tasche dei singoli cittadini.

A macchia d’olio: mai espressione è stata più azzeccata per definire la crisi energetica dilagante, che colpisce tutto il mondo, partendo dalla Cina ed espandendosi nei mercati europei e d’oltreoceano.

Perché sì, l’olio di cui si parla è il petrolio e più genericamente i combustibili fossili che stanno raggiungendo prezzi e vette di costo inimmaginabili. Con conseguenze disastrose per la politica economica mondiale.

La crisi energetica che colpisce l’Oriente

In Cina le industrie di oltre 20 province hanno dovuto chiudere i battenti o sospendere le attività perché i costi di produzione sono arrivati alle stelle, mentre milioni di persone nel nord est del paese sono rimaste al freddo e al buio per la mancanza di fornitura elettrica. E la situazione sembrerebbe peggiorare, con la minaccia di tagliar fuori dagli approvvigionamenti intere regioni della nazione.

Lo scenario si è ulteriormente aggravato anche a causa di una serie di inondazioni che hanno sommerso le miniere di carbone, l’oro nero della produzione energetica.

Le interruzioni e l’invito da parte delle autorità di convogliare l’energia elettrica in primo luogo ai servizi di pubblica utilità sono dei campanelli di allarme molto eloquenti riguardo allo stato della produzione di energia elettrica da carbone e combustibili fossili.

Le cause della crisi energetica

Ma a cosa è dovuta la crisi energetica cinese? Il problema è stato il lockdown: la ripresa delle attività, ferme a causa della pandemia, e l’impennata della domanda hanno esaurito le scorte di energia elettrica accumulata.

E mentre la produzione di energia ha segnato un +10% dall’inizio dell’anno, le restrizioni e le tasse imposte sulle fonti non rinnovabili hanno determinato un fortissimo aumento delle tariffe per ogni kilowatt prodotto in modo non ecosostenibile.

La crisi energetica affonda le sue radici in un circolo vizioso: da una parte i limiti alle emissioni di CO2 nell’atmosfera, dall’altro la richiesta incessante e onnipresente di energia elettrica per alimentare industrie ferme da quasi un anno, oltre all’avvicinarsi delle temperature rigide dell’inverno e il periodo natalizio in cui le attività si fanno più ferventi.

Il costoso e improduttivo ritorno al carbone

Per superare la crisi energetica si torna al carbone, dandosi letteralmente la zappa sui piedi.

Difatti, Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, nonostante abbia a lungo declamato la necessità di spingere sulle rinnovabili in modo da rendere la Cina entro il 2060 a impatto zero sull’ambiente, ora è costretto a fare marcia indietro e a scavare ancora nel sottosuolo per non lasciare al buio la sua popolazione.

Pechino ha dovuto correre ai ripari chiedendo alla Mongolia di aumentare di 100 milioni di tonnellate la produzione di carbone, con un costo ambientale ed economico incalcolabile.

Crisi anche in Russia e in India

E in Russia non va tanto meglio: lo sconfinato paese, che contava sulle esportazioni di gas naturale verso l’Europa, ha subito il cambiamento di rotta del vecchio continente, rivolto sempre di più a importare forniture dai mercati asiatici, più competitivi e a prezzi più bassi.

Le ripercussioni a livello europeo non hanno tardato ad arrivare, con un incremento del prezzo del gas dell’oltre 10% in poche settimane.

In ginocchio anche l’India, che è il secondo importatore mondiale di carbon fossile e la quarta potenza in termini di giacimenti del combustibile: la battuta di arresto della Cina ha portato a una crisi energetica di proporzioni vastissime, con prezzi sempre più gravosi, che arrivano a sfiorare il 40% in più.

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Petrolio e crisi energetica: l’autunno dei rincari

Sul fronte petrolio la crisi energetica sebbene non ancora conclamata è alle porte: il prezzo al barile del greggio ha superato quello del 2014, perché mancando gas e carbone ne è aumentata la domanda a dismisura.

In Europa e in Italia le ripercussioni si sono già fatte sentire: il rincaro bollette, l’ascesa dei prezzi della benzina comporteranno a ogni famiglia un esborso non preventivato di almeno 250 euro in più all’anno.

Non solo auto e aziende si muovono grazie al petrolio: i trasporti di generi alimentari e beni di prima necessità avviene principalmente su ruota: l’innalzamento del prezzo dei carburanti, secondo le recenti indagini Istat, inciderà sui costi di pane, pasta, ortaggi e bevande.

Un gatto che si morde la coda

Ormai è chiaro quanto cambiamenti climatici e crisi energetica siano indissolubilmente legati gli uni agli altri: le alluvioni in Cina, così come i monsoni, insolitamente più duraturi degli anni precedenti, che hanno impedito l’estrazione del carbone dalle miniere, hanno creato un vuoto, una mancanza di disponibilità della materia prima sul mercato, a fronte di una rinnovata domanda di energia per le industrie post-covid.

Ma se ripiegare sul carbone non è la strategia vincente, come poter venire fuori allora dalla crisi energetica?

Battere la crisi energetica con le fonti rinnovabili

Proprio di questo si parlerà a novembre a Glasgow, alla conferenza sul cambiamento climatico Cop26.

Trovare un equilibrio tra ripresa economica, domanda e offerta delle energie derivanti da fonti non rinnovabili è un’ardua impresa.

Ma la soluzione ci sarebbe e bisognerebbe incentivarla in modo che supplisca sin da subito alla penuria di produzione che si sta verificando.

Energia solare, eolica e geotermica sono la strategia giusta per abbandonare la dipendenza da centrali di carbone e gas naturale, strumenti chiave verso la transizione ecologica di cui l’Europa e il mondo intero non può più davvero fare a meno.

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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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