Trash Tv, lo sfogo di un insegnante: “È causa del decadimento culturale del Paese”

La trash tv di Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Barbara D'Urso e Alessia Marcuzzi, ma non solo, come causa dell'impoverimento culturale del nostro Paese: le accuse di Marco Galice.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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La trash Tv come “causa del decadimento culturale del nostro Paese”. Un insegnante si sfoga in una lettera pubblica contro il ruolo di ‘una certa televisione’, quella di presentatori come Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Barbara D’Urso e Alessia Marcuzzi, solo per dirne alcuni.

Le accuse virali di Marco Galice, docente di Civitavecchia, fanno il giro dei social e riaprono quel dibattito mai concluso sul ruolo e soprattutto sulle conseguenze del mezzo televisivo sulla società odierna, dello stivale ma non solo.

Contro la trash Tv, le accuse di Marco Galice

Si apre così lo sfogo di Marco Galice, insegnante di Civitavecchia, le cui accuse stanno facendo il giro dei social e sono già virali:

Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.

Con quell’incipit che già ricorda il J’accuse con cui Emile Zola si scagliò contro il presidente della Repubblica francese, i toni del docente sono subito diretti e provocatori, e le accuse pesanti. Continua Marco Galice:

con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico.

Ciò che di più preoccupa, anzi non preoccupa visto che le conseguenze sembrano ormai irreversibili, ma ciò che avrebbe dovuto destare attenzione e richiedere già da tempo un intervento forte e mirato sono le conseguenze che certi programmi hanno soprattutto tra i giovani. L’insegnante incalza:

Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.

Sono parole dure quelle di Marco Galice, parole aspre che fanno luce su una realtà purtroppo tragica e innegabile. Una lettera, la sua, che fa da eco a sentimenti e pensieri, purtroppo, o meglio per fortuna, diffusi e dolorosi soprattutto tra coloro che hanno visto il mezzo televisivo degenerare drammaticamente e finire per proporre quasi solo spazzatura.

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La nascita della Tv e la missione del servizio pubblico

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Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta“, il programma tv curato da Oreste Gasperini, Alberto Manzi e Carlo Piantoni e prodotto dalla Rai (1960-1968).

Quando negli anni Venti in Europa nasce il servizio pubblico di broadcasting, destinato a occuparsi ben presto non solo della radio, ma anche della televisione, coloro che hanno il monopolio della comunicazione radiofonica hanno una missione ben precisa: informare, educare e intrattenere. Sono questi i tre principi base a cui si ispirano sia la radio che in seguito la tv italiana come servizio pubblico su modello della BBC di Lord John Reith, il primo direttore del medium inglese.

La programmazione leggera, fatta di spettacoli comici, canzoni, musica colta e popolare è già intensa sotto il fascismo, quando ci si rende conto dell’importanza e del grande impatto che la radio, come medium domestico, ha sulla popolazione. Tuttavia, quando nel 1954 nasce la televisione, in Italia in tv vige una logica prettamente pedagogizzante: la televisione ha una missione soprattutto culturale.

Dalla missione culturale alla trash tv

Ai programmi volti ad alfabetizzare ed educare le masse che fanno della televisione degli esordi una vera e propria scuola parallela presto si aggiungono, soprattutto sulla scia della tv commerciale americana, programmi di puro intrattenimento.

Con la deregolamentazione che avviene tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90 e che porta alla nascita e allo sviluppo di reti commerciali, cresce la domanda di programmi televisivi e con essa nuovi generi e format.

Una crescita destinata ad avanzare esponenzialmente con lo sviluppo di nuove tecnologie, mercati televisivi di portata mondiale e con una domanda sempre più consistente. Il vero problema è che non solo le reti commerciali, ma, appunto, anche quelle pubbliche e nazionali hanno finito per piegarsi a logiche di vendita e per proporre perlopiù, e forse infine quasi unicamente, ore di svago e divertimento.

La trash tv di oggi: spazzatura

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La trash tv di oggi: spazzatura.

E se accendiamo lo schermo e vaghiamo tra reality show, gossip, partite di calcio, programmi che ci raccontano di amanti che si scelgono unicamente per l’aspetto fisico, di tradimenti, o addirittura tra trasmissioni volte a scoprire l’infedeltà dei partner, è così sacrilego parlare di tv spazzatura?

Non siamo davvero di fronte a “l’imbarbarimento sociale, alla corruzione e corrosione morale, alla destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, all’impoverimento etico dei nostri giovani, alla distorsione educativa dei nostri ragazzi”?

Se un tempo la tv insegnava a leggere e scrivere, o si impegnava anche sotto forma di gioco a trasmettere nozioni di storia, geografia, o arte, oggi gli spettatori imparano che l’apparenza è tutto, che falsità e ostentazione pagano, che valori e cultura non sono che accessori ornamentali da esibire all’evenienza, se mai ce ne sarà una.

Il problema della tv di oggi: non solo il cosa, ma il come

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Il problema della trash tv di oggi: non solo il cosa, ma il come.

Il dibattito sul ruolo e lo scopo dei media è acceso sin da quando i sistemi mediali sono diventati parte integrante della nostra quotidianità. Le prime discussioni vertevano intorno alla violenza, la preoccupazione principale era che mostrandola si desse impulso a comportamenti aggressivi e brutali. Tuttavia, è facile rendersi conto che oltre a cosa, importante è il come.

Che la veemenza sia parte delle nostre vite è innegabile, come lo è il compito dei mezzi di comunicazione di massa di mostrare, se non unicamente ma anche, la realtà che ci circonda, e non solo abbaglianti utopie. A far la differenza sono le modalità con cui certi argomenti vengono trattati.

Sembra ridondante oggi sottolineare che soprusi e maltrattamenti debbano essere presentati come negativi, indegni e immorali, eppure quando si tratta di maleducazione, di ignoranza, povertà morale e culturale non vale lo stesso discorso.

Si ride su quegli ‘innamorati’ che si tradiscono e insultano a vicenda, sul quel politico che ‘si perde’ in festini o sulla diva divenuta famosa grazie a qualche foto scandalosa o perché partner del calciatore. La televisione di oggi non ha solo perso sul cosa, ha perso sul come.

Leggi anche: Giornata Mondiale Televisione: come Internet ha messo in crisi la TV

Non solo trash tv

Se il ruolo della televisione è sotto processo già dal secolo scorso, soprattutto da quando il filosofo austriaco Karl Popper pubblica il suo saggio “Cattiva maestra televisione”, ancora troppo fuori dall’occhiello sembrano invece essere internet e tutta quell’immondizia che circola sul web, da fake news a promesse di ricchezza attraverso un click.

Gestire quest’oscuro e profondo abisso sembra un’impresa impossibile. Se da una parte è auspicabile che il mezzo televisivo, almeno, abbracci una missione più alta, ci si rende presto conto che a far da padrone a livello mediale son sempre quelle logiche di mercato che rendono i mezzi di comunicazione dipendenti da ascolti, visualizzazioni o vendite.

Si apre così un circolo vizioso per cui ci si ritrova a offrire quel che va per la maggiore, programmi che regalano spensieratezza e risate a scapito di un serio impegno culturale e soprattutto morale. A spezzare il cerchio, quel che manca davvero è un educazione che renda capaci di riconoscere e apprezzare quel poco che di valore davvero è rimasto: se non si chiedesse spazzatura, non si otterrebbe spazzatura.

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