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“Con ago e filo ho cucito il mio futuro”, la storia del sarto arrivato col barcone

Quella di Babakar Diane è una storia a lieto fine di povertà e di impegno. Sin da bambino frequenta la sartoria dello zio Moudou Ndou, che gli insegna a cucire e a maneggiare le stoffe nel suo paese nativo in Senegal. Grazie agli insegnamenti dello zio, Babakar guadagna da vivere per sé e la sua famiglia fino a che, stanco delle povere condizioni economiche, decide di cercare fortuna altrove. Si sposta in Libia, sale su un barcone e raggiunge l’Italia. È il 2014, lui ha 19 anni ed è intenzionato a non restare con le mani in mano. È così che decide di fare quello che sa fare meglio: frequenta il laboratorio di sartoria e maglieria che Casa Scalabrini 634 organizza in collaborazione con l’associazione Migranti e Banche dove, neanche a dirlo, la sua competenza con ago e filo non passa inosservata. Il laboratorio crea abiti e costumi di scena per la compagnia teatrale “Torpignattori”, e Babakar è considerato un vero professionista, al punto da venir assunto come maestro dalla stessa associazione. “Con i soldi che guadagno posso permettermi l’affitto, ma è a Casa Scalabrini 634 che devo tutto”, racconta Babakar, che ora ha 24 anni e si è perfettamente integrato a Roma, dove si divide tra l’insegnamento – anche un italiano tra i suoi allievi – e il lavoro presso una maglieria di Torre Angela. È qui che, tra abiti da sposa in stile africano e sfilate in passerella, porta avanti il sogno di una vita onesta e, soprattutto, colma di gratitudine. Leggi anche: Tanti auguri Dottor Siddique: da venditore di rose a laureato in Medicina di Marianna Chiuchiolo

Giornalista con studi in Mediazione Linguistica, una formazione da teatrante e una generale tendenza a perdersi nei vicoli di una fervida immaginazione. Ama in egual misura la scienza e la poesia e si spende da tempo per la crociata della Mental Health Awareness come missione di vita.
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