“Il corpo dell’amore”: viaggio nella disabilità in una nuova serie tv Rai

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Come vivono l’amore le persone con disabilità? Sarà raccontato per la prima volta in una nuova serie Rai, c’è molta attesa per la puntata di stasera sulla terza rete. Sta già facendo discutere la scelta di trattare un tema complesso, troppo spesso trascurato e considerato tabù. Dal titolo suggestivo, Il corpo dell’amore, documenta e sensibilizza sul mondo emotivo di chi è disabile e del proprio rapporto con l’amore. La presentazione della serie documentaria, prodotta da Deriva Film, la cui regia è firmata da Pietro Balla e Monica Repetto, e con la voce narrante di Enrica Bonaccorti, è occasione di riflessione profonda. Inevitabile che l’accento cada anche sulla vita intima e la sessualità, con evidente riferimento a una proposta di legge, che ha creato non poche resistenze di tipo etico sugli “assistenti affettivi e sessuali” delle persone con disabilità. Presentata in Senato nel 2014 dal senatore Sergio Lo Giudice del Partito Democratico, la proposta di legge non è mai stata calendarizzata.

Un tema inedito per la prima volta nella televisione pubblica italiana

Il corpo dell’amore rompe un tabù e sollecita su ciò che ancora è arenato in Parlamento, affrontando per la prima volta nella televisione pubblica italiana, un tema così delicato. Quattro piccoli film, di 42 minuti ognuno, raccontano le problematiche di disabilità motoria o cognitiva non solo nella vita di tutti i giorni ma anche dal punto di vista relazionale. Il “corpo” nella ricerca delle relazioni di amicizia, amore e sessualità diventa un ostacolo ma non può e non deve rimanere tale se si vuol contrastare la freddezza dell’isolamento affettivo. La prima puntata andrà in onda questa sera, venerdì 31 maggio, su Rai 3, alle 23.10, augurandoci che la fascia di posizionamento del palinsesto non limiti nel raggiungimento dell’audience che merita un tema di questa portata.

“Quando sei disabile la prima cosa che perdi è l’intimità”

Si è espresso così il Direttore di Rai 3 Stefano Coletta durante la conferenza stampa: Una delle prime libertà che si perde quando si è disabili è la propria intimità. Si tratta di racconti laceranti, a tratti buffi, perché del mondo della disabilità si conosce sempre una tonalità monocorde. ‘Il Corpo dell’Amore’ racconta un mondo in cui ciò che è apparentemente ‘atipico’, in realtà così atipico non è…. In una puntata si parlerà della figura dell’assistente sessuale che esiste in molti Paesi esteri. Il tema pone tantissime domande. Ma è un tema urgente. Mentre, in risposta alle parole del direttore della Rai, il sottosegretario Vincenzo Spadafora commenta: Ascoltare queste parole fa bene soprattutto a sé stessi. Queste parole, per me, valgono come un impegno. La buona televisione fa anche questo, serve anche a stimolare la politica e le istituzioni, a confrontarsi con i cittadini. Io mi ritrovo quotidianamente a misurarmi con il concetto di normalità. La complessità e l’evoluzione della nostra vita sociale dovrebbe essere chiara a tutti. Questi pregiudizi devono essere superati, prima di tutto, dalla politica. Abbiamo visto storie a rischio di discriminazione multipla. La politica deve fare un po’ di autocritica. Se i temi di pari opportunità non si trasformano in azioni concrete di governo, tutto rimane nella sfera della retorica. Spadafora promette anche il suo impegno per “una legge che ci è stata chiesta e dobbiamo ottenerla”. E sottolinea: Chi non vive queste esperienze, non le può capire. Credo che quest’operazione di Rai Tre sia molto d’aiuto, in questo periodo storico e culturale del nostro Paese, questo è davvero fare servizio pubblico.

Cosa ne pensa chi al progetto ci ha lavorato

Abbiamo chiesto un parere a chi è parte viva del progetto. Ci racconta Enrica Bonaccorti, voce narrante della serie: Ignoranza, aridità, indifferenza, egoismo: sono queste le barriere che impediscono di capire le esigenze normali di chi per altri versi non è nella norma. È inutile e falso proclamare comprensione e solidarietà al mondo dei disabili se non lo guardiamo con i loro occhi, tutti abbiamo bisogno di carezze, loro di più. Questo è il mio pensiero sul mondo dei disabili, troppo spesso accantonato, misconosciuto, incompreso. Ecco, spero che questi quattro documentari per Rai Tre possano aiutare a comprendere, perché la prima arma è la conoscenza. Il primo strumento per arginare i pregiudizi e i pensieri obliqui è la conoscenza del loro mondo, che è un mondo uguale a nostro anche se a volte con degli impedimenti insormontabili. Hanno tutti i diritti che abbiamo noi e noi abbiamo il dovere di intervenire e di aiutare, ma non solo noi ma anche chi ci governa. E aggiunge ancora, ponendo l’accento sulla solidarietà sociale nei confronti della disabilità: A questo progetto ho dato semplicemente la mia voce narrante, alle storie dei quattro protagonisti del documentario, ma ho dato anche tutto il mio cuore, con l’intento di continuare a servire la conoscenza di un mondo che tante volte non si conosce e si giudica da lontano e si mette da parte, quando invece dovrebbe essere messo al centro di una società che deve aiutare tutti.

“Sul set abbiamo abbassato le barriere, ma la vera sfida è farlo anche fuori dal set”

Parla l’organizzatore di produzione Parsifal Reparato, antropologo e documentarista da tempo impegnato sui diritti umani: Lavorare su un set al fianco di attori con disabilità è stata per me un’esperienza fortemente innovativa, poiché relazionarti con questa realtà significa veder amplificarsi ciò che già accade nel lavoro di documentarista, cioè avere a che fare con l’imprevisto e la sorpresa, tenendo però presente le milioni di difficoltà in più che una persona con problemi di mobilità può incontrare. È interessante perché devi impersonificarti nei panni dei protagonisti e capire lo sforzo concreto di poter vivere il set. Organizzare un lavoro del genere richiede un impegno particolare poiché chi ha una disabilità incontra barriere che la maggior parte di noi non è abituata nemmeno a pensare, anzi spesso siamo noi stessi a creare questi ostacali nella sua vita. È stata una grande opportunità poiché il set ci insegna ad empatizzare con una dimensione che non siamo abituati a considerare, ma questa empatia dovremmo svilupparla soprattutto fuori dal set. Per riportare un esempio, quando è stata scritta la sceneggiatura, non avevamo tenuto presente che gli spostamenti non potevano esser fatti con una normale automobile, poi abbiamo fatto i conti con la realtà e abbiamo dovuto ricalcolare tutto da capo: una persona con problemi di disabilità ha accesso ai luoghi in modo differente, abbiamo quindi ristudiato tutte le location, a livello concreto è stato molto interessante perché, via via, si va a modificare la narrazione per abbracciare le esigenze dei protagonisti. Mentre Giuseppe Varchetta, uno dei protagonisti con problemi di disabilità esprime così il suo punto di vista e la profonda esigenza di far conoscere la propria realtà: Un problema personale diventa per me un problema politico, come identità minoritaria, io per rompere le barriere che ogni giorno la società mi impone, per vivere al meglio, sento il dovere di far conoscere questa mia realtà, perché se non ti metti in gioco non ci sarà mai nessun cambiamento.

“Vogliamo mostrare ciò che invisibile e condurvi nel mondo inesplorato della disabilità”

Per chiudere abbiamo voluto ascoltare anche Monica Repetto, Pietro Balla – registi e produttori con la società di produzione indipendente Deriva Film:

“Il corpo dell’amore” è una serie documentaria che definirei pedagogica, termine che uso pensando a Rossellini, che è uno dei nostri riferimenti costanti. Con umiltà la pedagogia “conduce i bambini”, mostra quello che di solito è invisibile e ignorato dai più. Attenzione però, noi registi ci siamo lasciati condurre come bambini, e anche gli spettatori, si troveranno così, come ci siamo trovati noi, condotti da persone magiche in un territorio inesplorato, quasi “inguardabile”. Corpi imperfetti, come tutti noi abbiamo, con grado di imperfezione maggiore o minore, relazioni imperfette, come tutti noi abbiamo, ostacoli da superare per raggiungere la felicità. Come tutti noi… Ci abbiamo lavorato un anno, inteso e emozionante. Abbiamo incontrato persone splendide e siamo cambiati anche noi. Se un regista mentre filma non si mette in gioco con le proprie imperfezioni il fallimento è assicurato.
Sicuri del successo della serie documentaria, non ci resta che fare un enorme in bocca a lupo, fiduciosi che una grande sensibilizzazione sia già in atto.

di Silvia Buffo

Il corpo dell'amore

Un viaggio intimo nel mondo della disabilità. Quattro storie alla ricerca della felicità e dell'amore che va oltre ogni barriera. #IlCorpodellAmore da venerdì 31 maggio su #Rai3.

Pubblicato da Rai3 su Venerdì 24 maggio 2019

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