Chi è Flavio Carboni, il “faccendiere” dei segreti italiani

Chi era Flavio Carboni, morto a Roma il 24 gennaio 2022, all'età di 90 anni e dieci giorni. Noto come "il faccendiere", appellattivo che lui snobbava, amando definirsi un imprenditore e immobiliarista. Il nome di Carboni è legato a molti dei misteri del secondo dopoguerra italiano, in modo particolare a partire dai primi Anni '70 fino allo scandalo della Loggia P3 del 2010.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Chi è Flavio Carboni

Flavio Carboni è morto a Roma il 24 gennaio 2022 all’età di 90 anni e 10 giorni. Il suo nome era diventato famoso soprattutto se accostato alla parola “faccendiere”, termine che lui però snobbava amando ripetere di essere un imprenditore e un immobiliarista. Era figlio di un alto funzionario delle Ferrovie dello Stato e di una madre possidente.

Dopo aver frequentato il liceo senza mai conseguire il diploma di maturità si era lanciato nel mondo delle costruzioni immobiliari e della finanza. Aveva acquisito l’abitudine a vivere nell’occhio del ciclone a causa dei molti problemi giudiziari che, nonostante la moltitudine di procedimenti a suo carico, solo una volta, avevano prodotto una condanna definitiva, in occasione del fallimento del Banco Ambrosiano. In quel caso Carboni fu condannato a 8 anni e mezzo di reclusione.

I problemi giudiziari iniziarono nel 1982 quando fu arrestato per la prima volta in Svizzera.

I problemi giudiziari di Flavio Carboni

Dopo il già citato primo arresto nella federazione Elvetica si sono succeduti molti processi celebrati a suo carico. Talvolta le accuse furono condivise insieme ad altri personaggi illustri della politica e della finanza italiana. In una sua intervista dichiarava di essere stato tirato in ballo sulla strage di Bologna da un quotidiano italiano e si diceva indeciso sull’opportunità di mandare una smentita o meno.

Questo dovrebbe dare l’idea della levatura del personaggio Carboni e della sua abitudine ad essere accostato, a ragione o torto, ad eventi più o meno nefasti della storia italiana.

Il suo nome è stato associato alla morte del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi avvenuta il 18 giugno del 1982 quando, il cadavere del banchiere, fu ritrovato sotto il ponte dei Frati neri a Londra. Carboni aveva sempre sostenuto che Calvi si fosse suicidato e che aveva molti motivi per farlo dicendosi estraneo a questa vicenda. La verità giudiziaria, alla fine gli ha dato ragione.

Flavio Carboni, i misteri italiani dagli Anni ’70

Ma i misteri legati al nome dell’imprenditore originario di Torralba non finiscono qui. Era stato accusato di aver cercato di far assassinare il vice presidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone per mano di un esponente della banda della Magliana Danilo Abbruciati il quale però avrebbe fallito il colpo e fu ucciso da una guardia giurata che gli sparò durante la fuga.

Da questa accusa Carboni fu definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione. Secondo altre accuse avrebbe avuto rapporti con Cosa Nostra, la camorra di Raffaele Cutolo, l’agente segreto Francesco Pazienza e Pippo Calò sotto il falso nome di Mario Aglialoro. Proprio riguardo quest’ultima frequentazione, Carboni ribadiva di aver concluso con Calò un solo affare comunque chiarito davanti ai giudici.

Flavio Carboni, gli intrighi con il Vaticano

Ma intrighi e misteri non finiscono qui. L’imprenditore di origine sarda era stato accusato anche di avere intrecci, poco chiari, con la finanza Vaticana. In un’intervista ribadiva di non aver mai avuto incontri con il famigerato Monsignor Marcinkus, ma ammetteva di aver incontrato, anche per affari, alcuni alti prelati quali Pazzini, Oddi, Rossi e molti altri.

Secondo alcune fonti giornalistiche, tra le quali Adnkronos e il Fatto Quotidiano, avrebbe avuto un ruolo di mediazione tra Papa Wojtyla, il presidente americano Ronald Reagan e il sindacato polacco Solidarnosc. Carboni stesso si vantava di aver favorito un passaggio di finanziamenti per sostenere il sindacato guidato da Lech Walesa in funzione anticomunista e antisovietica.

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Flavio Carboni, socio di Berlusconi e i rapporti con la massoneria

flavio carboni

Ammetteva l’amicizia con l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al quale aveva venduto la villa in Sardegna ma ribadiva, in un’intervista al corriere del 2011, di non vederlo da circa vent’anni. Proprio del Cavaliere era stato socio in affari per il progetto “Costa Turchese” ribattezzato poi “Olbia 2” sulla scia di “Milano 2”, grande progetto di riqualificazione e costruzione immobiliare.

Non negava di aver conosciuto il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga già prima di questi salisse al Quirinale e di aver avuto rapporti con Armando Corona Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ma ha sempre negato di aver fatto parte della loggia massonica P2 e della massoneria in generale.

Nel 2010 era stato sentito come testimone sul caso Orlandi proprio in ragione dei suoi rapporti con la banda della Magliana e con la finanza vaticana.

Era stato coinvolto in altre indagini insieme agli amici e soci Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, ma ne era uscito sempre pulito.

Flavio Carboni, le cronache più recenti, la P3 e Banca Etruria

Più recentemente, nel 2016, era stato coinvolto nello scandalo di Banca Etruria ed avrebbe suggerito all’allora vicepresidente Pierluigi Boschi, padre dell’allora ministro Maria Elena di assumere Fabio Arpe come direttore generale dell’Istituto per risollevarlo dalle difficoltà finanziarie in cui versava. Il tramite della conoscenza tra Boschi e Carboni era stato l’imprenditore sardo Valeriano Mureddu che, secondo Il Giornale e Huffington Post aveva vissuto la sua infanzia a Rignano sull’Arno, a pochi passi dalla casa dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi.

Flavio Carboni, forse, un custode di segreti della storia che se ne va

In conclusione Carboni era un uomo che ammetteva conoscenze e frequentazioni, lui stesso diceva “come tutti in quegli anni del resto”. È sempre uscito indenne dalle indagini della magistratura ad eccezione della condanna definitiva per il fallimento del Banco Ambrosiano.

Si tratta di un protagonista dei tanti misteri italiani del secondo dopoguerra e degli ultimi cinquanta anni che, purtroppo, abbandona la scena prima di poterne trarre la verità. Quella giudiziaria lo aveva sempre riconosciuto estraneo ai fatti, anche l’ultima sentenza, in merito a un’accusa di riciclaggio, arrivata appena 6 giorni prima della sua morte non era definitiva.

È uno degli ultimi protagonisti di una stagione controversa, quella della strategia della tensione, sulla quale l’intreccio tra mondo della finanza, politica, IOR, servizi segreti ed esponenti di stati stranieri non è ancora stato dipanato e, con la scomparsa di tutti questi protagonisti, difficilmente le circostanze saranno chiarite. Resta, quindi, materia per cronisti e storici.

Leggi anche: Quirinale atto secondo, ancora una fumata nera: atteso oggi incontro tra i leader della maggioranza

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Domenico Di Sarno
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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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