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Bonus matrimoni fino a 20 mila euro, Lega: “Non solo per chi si sposa in chiesa”

Dopo un pomeriggio di polemiche, la Lega ha fatto dietrofront, aprendo la possibilità di estendere il bonus matrimoni anche alle coppie che scelgono di non sposarsi in chiesa.

bonus matrimoni

È bastato poco perché la Lega facesse dietrofront: il bonus matrimoni potrebbe essere esteso anche a chi non si sposa in chiesa. La proposta di legge sottoscritta da 5 deputati del Carroccio, in un primo momento, infatti, era rivolta a chi sceglieva di scambiare promesse e anelli in chiesa e aveva meno di 35 anni.

Dopo un pomeriggio di polemiche che consideravano la proposta anticostituzionale, adesso è già pronta a cambiare, estendendo così il bonus anche a quelle coppie che scelgono riti civili per decretare la loro unione.

La proposta di legge

La proposta di legge sul bonus matrimoni, depositata alla Camera, è firmata da Domenico Furgiuele, Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Bisa ed Erik Umberto Pretto, tutti esponenti del Carroccio. Si sviluppa facendo una esplicita differenza tra rito civile e religioso:

Con il bonus intendiamo agevolare le giovani coppie che intendono celebrare il matrimonio religioso e che avranno la possibilità di usufruire della detrazione del 20 per cento delle spese connesse alla celebrazione.

Questa scelta deriva dal fatto che “Il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso”. Di conseguenza, la proposta in un primo momento voleva anche sostenere i giovani che sceglievano la chiesa come cornice delle loro nozze. Questi ultimi, secondo dati Istat, sarebbero in minoranza rispetto a coloro che optano per matrimoni civili. Di conseguenza, la proposta si presentava anche come strumento per incentivare i matrimoni in chiesa.

Le condizioni per ricevere il bonus matrimoni

Tra le condizioni per ricevere il bonus matrimoni:

  1. Sposi under 35;
  2. Reddito complessivo sotto i 23 mila euro;
  3. Cittadinanza italiana da almeno 10 anni.

Sono state quantificate in “circa 716 milioni” le spese per lo Stato per coprire cinque anni di bonus. infine, l’agevolazione sarebbe a disposizione per tutti i costi, dall’addobbo della chiesa a tutto il necessario per la festa.

Così recita la proposta:

Per le spese documentate connesse alla celebrazione del matrimonio religioso, quali la passatoia e i libretti, l’addobbo floreale, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, il servizio di acconciatura e il servizio fotografico a decorrere dal primo gennaio 2023, è riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 20 per cento delle spese fino a un ammontare complessivo di 20mila euro.

Le polemiche contro il bonus matrimoni

Appena la proposta è diventata di pubblico dominio, è subito passata al vaglio delle polemiche. Le obiezioni gridavano all’incostituzionalità di una norma del genere in uno stato laico.

Il primo firmatario Domenico Furgiuele ha poi spiegato:

La mia proposta è volta a incentivare il settore del wedding che per questioni di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no.

Il Governo, inoltre, si è smarcato subito definendo la proposta di legge solo di iniziativa parlamentare.

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Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.
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