La biblioteca più antica del mondo sarà presto digitalizzata

Valentina Cuppone
Valentina Cuppone
Valentina Cuppone, classe 1982. Caporedattore de Il Digitale. Formazione umanistica, una laurea in Lettere Moderne e una specializzazione in Comunicazione della cultura e dello spettacolo all’Università di Catania. Curiosa e appassionata di ogni cosa d’arte, si nutre di libri, mostre e spettacoli. Affascinata dal mondo della comunicazione web, il suo nuovo orizzonte di ricerca è l''innovazione.
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La tecnologia messa al servizio di studiosi di tutto il mondo. Antropologi, cultori delle lettere antiche, filologi, linguisti, medici, professionisti e non, di qualsiasi branca del sapere. Semplicemente curiosi. A breve tutti coloro i quali fanno della conoscenza una ragione di vita potranno usufruire della ricchezza custodita nel Monastero di Santa Caterina nel Sinai, la più antica biblioteca del mondo. Pergamene, manoscritti e palinsesti preziosi saranno resi disponibili in una raccolta di testi digitalizzati grazie all’accordo tra il monastero, la biblioteca della University of California di Los Angeles, l’Early Manuscripts Eletronic Library e l’Arcadia Fund. Un patrimonio di immenso valore per l’umanità sarà utilizzabile connettendosi a un pc. Da qualsiasi parte del mondo.

Cosa non può fare l’innovazione!

Il cambiamento tecnologico non è un vezzo dell’era digitale. La rivoluzione di internet e tutto ciò che ha comportato non è solo circoscritta al marketing, alla comunicazione o mirata a facilitare le relazioni umane. E sarebbe già tanto, anzi tantissimo. Ma i suoi campi di applicazione sono molteplici e indispensabili per la nostra società e per il progresso. Per la conoscenza. Questo e tanto altro sembra dimostrare il progetto per la digitalizzazione del patrimonio della biblioteca più antica del mondo che punterà alla creazione di una sua versione online rendendo i documenti accessibili a livello globale per soddisfare il desiderio di studiare e ogni curiosità del sapere. Leggi anche: “Non sentirti in colpa se non hai mai letto la Recherche di Proust, ci pensano gli audiolibri“.

Puoi custodire il passato solo grazie al futuro

La rivoluzione digitale ha investito in maniera significativa in tanti settori dello scibile umano. Possiamo godere di documenti storici custoditi in archivi pubblici o statali in uno formato, diremmo, quasi originale. Abbiamo la possibilità di consultare fonti che sarebbero andate perdute nel corso degli anni. E non sono esagerazioni se si pensa che la digitalizzazione è un argomento che negli ultimi decenni ha affollato la testa e i pensieri di tante università, cineteche, teatri, associazioni di vario tipo. Perché la nostra storia, da tutti i punti di vista, si nutre di ciò che siamo stati nel passato più o meno remoto, così come i vecchi filmini o i vecchi rullini delle foto di famiglia vengono ora “salvate” e scritte nelle memorie dei computer. Una piccola briciola, ovviamente, se pensiamo all’immenso patrimonio custodito nel Monastero di Santa Caterina. Leggi anche: “Frida Kahlo in un clic: viaggio nell’universo dell’artista più amata di sempre“.

Sapore di fascino antico anche nel digitale

Monastero di Santa Caterina nel Sinai
Il Monastero di Santa Caterina nel Sinai.
Costruito tra il 548 e il 565 e dichiarato nel 2002 patrimonio mondiale dell’Unesco, il monastero è stato il crocevia di mondi e culture. Sorto nella penisola del Sinai, si tratta di un luogo che non ha bisogno di presentazioni perché non esiste nessun uomo sulla terra (lo speriamo!) che ignori la sua importanza simbolica. La raccolta di testi lì conservata costituisce una risorsa fondamentale per l’umanità. Attiva dal VII secolo, la biblioteca contiene circa 3.300 manoscritti e 160 palinsesti, risultati dell’antichissima pratica per cui un testo considerato poco importante veniva cancellato e quella stessa pergamena veniva riutilizzata. Secoli di storia della cultura umana raccontata in 11 lingue diverse, idiomi parlati dalla moltitudine di monaci e pellegrini che hanno calcato quel terreno: arabo, siriaco, cristiano, aramaico, palestinese, georgiano, slavo. Perché il sapere non conosce razzismo e in quel luogo quasi sacro convivono in un affascinante coacervo razze, lingue e tradizioni.

Il grande riscatto del Sinai

Ora tutta questa immensa eredità troverà la sua sistemazione anche online, disponibile in modalità open access. Attraverso un sistema di elaborazione digitale, verranno create circa 400 mila immagini di manoscritti che coprono un arco temporale che va dal IV al XVII secolo. Documenti essenziali per lo studio delle Scritture, dei primi Padri della chiesa, di letteratura araba, esempi di evoluzione della lingua greca e testi classici, antichi manuali di medicina. Dalla storia alla filosofia, dalla religione alla medicina, tutto questo sarà disponibile grazie all’innovazione tecnologica. Un accordo tra diversi enti, tra cui l’UCLA e l’Arcadia Fund, gruppo britannico filantropico che si occupa della conservazione del patrimonio culturale e che ha stanziato un’importante cifra per il progetto, che renderà possibile avvicinare chiunque voglia a questa inesauribile ricchezza. La tecnica dell’immagine multispettrale troverà la sua comoda applicazione nel recupero degli strati cancellati nei palinsesti, che si stima nascondano sotto le scritture evidenti, documenti non studiati risalenti al IV secolo. Non crediamo ci sia molto altro da spiegare per chiarire l’importanza di una tale operazione. In un’epoca dove in molte città si rischia la chiusura di teatri, biblioteche, centri culturali di vario tipo, la scintilla di questo lavoro consola, gratifica e fa sperare. E forse ora esageriamo o forse no. Pensiamo anche alla forte connotazione simbolica oltre che all’evidente utilità. Il Sinai è terra tormentata. Ma quel monastero è da sempre stato luogo di incontri e convivenze. E la biblioteca custodita nel suo ventre ne è ancora oggi la prova.   di Valentina Cuppone

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