Giornata mondiale dell’ambiente 2018: chi sono le 6 startup italiane che combattono l’inquinamento

Federica Tuseo
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Federica Tuseo. Classe 1994. Redattrice. Nomade digitale, alla costante ricerca di novità e sempre pronta a partire per girare il mondo, raccontando storie di vita vissuta. Una laurea triennale in Lingue e culture moderne ed una magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Web, startup e innovazione sono i suoi orizzonti di ricerca.
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La lotta all’inquinamento da plastica, la minaccia n.1 per i nostri mari e non solo: questo è il tema della Giornata mondiale dell’ambiente 2018, istituita dalle Nazioni Unite e che si celebra il 5 giugno di ogni anno. Le celebrazioni principali quest’anno saranno in India, paese simbolo dove ogni anno si producono 5,6 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Lo slogan sarà ‘Se non puoi usarla, rifiutala!’‘Beat plastic pollution. If you can’t reuse it, refuse it’. L’intento è di stimolare proposte alternative alla plastica monouso, soprattutto con lo sviluppo di nuovi materiali. Il problema tocca da vicino anche l’Italia. Da recenti indagini condotte da Legambiente con ‘Goletta Verde’, come la Beach Litter 2018, è emerso che:

“L’indagine Beach litter 2018 di Legambiente ha monitorato 78 spiagge con 48.388 rifiuti rinvenuti in un’area complessiva di 416.850 mq (pari a circa 60 campi di calcio) e una media di 620 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia (lineari) campionata, 6,2 per ogni metro di spiaggia. Quello che si trova sulle spiagge italiane è soprattutto plastica (80%)”.

Infografica sull’indagine Beach Litter di Legambiente 2018.,

Sul podio dei rifiuti più trovati lungo le spiagge ci sono i frammenti di plastica, ovvero i residui di materiali che hanno già iniziato il loro processo di disgregazione, anelli e tappi di plastica e infine i cotton fioc, che salgono quest’anno al terzo posto della top ten. E una stima che riguarda tutto il mar Mediterraneo parla di almeno 250 miliardi di frammenti di plastica.

Cosa ne pensano i Millennials?

Chi riflette di più sulle conseguenze dell’incuria verso l’ambiente sono i giovani italiani oggi. Lo studio di In a Bottle, condotto su 2000 giovani tra i 20 e i 35 anni, via monitoraggio online (social, blog, community), ci dice che 1 su 2 vuole rispettarlo di più. A esserne del tutto convinti, quindi, sono il 51% dei Millennials monitorati, dei quali il 33% afferma di volersi impegnare ancora di più a livello personale e il 18% ritiene che sia una questione di interesse collettivo. La maggiore sensibilità e il forte interesse anche ad estendere il suo impegno ad amici e parenti, invogliandoli a prendersi a cuore la causa, è sicuramente legata al potere del web e del senso di appartenenza ad una community. Il 24% dice che a spingerlo a impegnarsi sono i video spettacolari sui disastri ambientali che circolano sul web.

La risposta delle startup al problema

Ne abbiamo parlato molto in questo articolo, analizzando quanto il problema dei rifiuti di plastica affligge il mondo, ma soprattutto su come da una difficoltà come questa possono nascere idee innovative per trasformare la criticità in occasione. Questo è ciò per cui diverse startup made in Italy sono nate e continuano il loro percorso di crescita, sempre fedeli alla loro mission e alla loro identità di azienda ecosostenibile. Alcuni esempi concreti di lotta alla plastica sono:

1. Greenrail e le traverse ferroviarie in plastica riciclata

Fondata nel 2012 dal palermitano Giovanni Maria De Lisi, Greenrail è un’azienda che ha puntato le sue carte sulla sostenibilità, acquisendo riconoscimento a livello mondiale come player innovativo nel settore ferroviario e come esempio di sviluppo industriale sostenibile secondo i principi della circular economy. Dalla mente del suo fondatore nasce l’idea di una traversa ferroviaria ad elevate prestazioni e lunga durata, realizzata però con materiali di riciclo: pneumatici e plastica. L’azienda cura tutto il processo di progettazione, prototipazione e testing dei prodotti, distinguendosi nel panorama internazionale come sinonimo di innovazione e sostenibilità e collaborando con primari centri di ricerca e partner industriali. Vincitrice del il titolo di startup dell’anno, assegnato nell’ambito dell’evento StartupItalia Open Summit 2017 che si è svolto lo scorso dicembre a Milano, l’idea di De Lisi è valsa alla startup la prima commessa record per 75 milioni di dollari da parte della società statunitense Safepower1.

2. Kingfisher, come recuperare la platica usata

KingFisher Polymers entra in Italeaf.

Un’altra realtà che affronta la sfida del rendere il riciclaggio dei rifiuti efficiente e sostenibile è il progetto maturato da Davide Gianni e Giancarlo Perfetti, due giovani imprenditori lombardi, che stanno puntando tutto in particolare sul recupero della plastica usata. In attività su territorio italiano dal 2012, la Kingfisher nasce grazie alla capacità dei due giovani imprenditori di pensare ‘out of the box’, fuori dagli schemi appunto, e grazie alla strategia di differenziazione rispetto ad altre realtà già attive in questo campo. Mentre molte aziende si sono concentrate nel riciclaggio di plastica di qualità superiore, ciò la Kingfisher è l’attenzione verso materiale plastico non facilmente separabile. Il segreto del loro successo è l’aver studiato un processo innovativo che permetterà di utilizzare questo materiale in maniera più efficace di quanto non avvenga al momento.

3. Gr3n, come difendere mari e oceani dalla plastica

Premiazione contest Fellowship on Ocean Cleanup.

Due startup della Penisola che mirano a risolvere il problema dei rifiuti plastici che infestano i mari e gli oceani, attraverso prevenzione e riciclo. Parliamo di Gr3n e SEADS (Sea Defence Solution), selezionate nell’ambito della Fellowship on Ocean Cleanup, primo contest dedicato a progetti d’innovazione per diminuire l’impatto dei rifiuti o dell’inquinamento off-shore, costiero e subacqueo delle acque salate. L’iniziativa è stata organizzata da Impact Hub Milano, l’incubatore d’impresa specializzato in innovazione sociale e ambientale, e WWF, con il patrocinio di Bulgari, che ha finanziato il contest con un grant da 15 mila euro. A vincere la IH Fellowship, aggiudicandosi 10 mila euro di finanziamenti e un percorso di incubazione negli uffici di Impact Hub a Milano, è Gr3n, azienda che ha sviluppato una tecnologia in grado di riciclare, attraverso un processo chimico, alcune tipologie di plastiche. Grazie a questo procedimento innovativo la plastica diventa un materiale a ciclo chiuso, esattamente come il vetro o l’alluminio, e può essere riciclato indefinitamente. Gr3n, pur essendo un’impresa più piccola e avendo meno risorse, ha le potenzialità per attuare un processo capace di intercettare i 53 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in discariche o inceneritori per impossibilità di riciclo o di riutilizzo.

4. SEAD, installa barriere nei fiumi per reindirizzare i rifiuti

Alla startup seconda classificata è stata data la possibilità di accedere a un percorso di incubazione in Impact Hub Milano oltre ad un rimborso spese di 5mila Euro. Si tratta di SEADS (Sea Defence Solution), giovane impresa che mira a prevenire il problema dell’inquinamento dei mari installando delle barriere nei fiumi che reindirizzano i rifiuti verso un bacino di raccolta dove vengono accumulati, prelevati e mandati verso il riciclo. Il progetto SEADS può avere risvolti notevoli nella prevenzione dell’inquinamento degli oceani. Si stima infatti che l’80% della plastica presente nei nostri mari provenga da fonti nell’entroterra.

5. Wastly, come risparmiare le materie prime in un’ottica green

I fondatori di Wastly.

Come riutilizzare e valorizzare, risparmiando, le materie prime secondarie – in gergo MPS ? A questa domanda Wastly risponde ‘con l’economia circolare’. Startup innovativa nata nel 2015 grazie al supporto di investitori privati, nel 2016 si è aggiudicata il voucher startup da €50k di Sardegna Ricerche. Società giovane e in crescita costante, è specializzata nella realizzazione di soluzioni tecnologiche altamente innovative rivolte alle aziende che operano nel settore green. La piattaforma tecnologica crea un dialogo due realtà esistenti in Italia, come spiega Paola Obino, fondatrice di Wastly, ad ANSA: “In Italia abbiamo da una parte le aziende che lavorano con il mondo dei rifiuti e che intendono ridurne l’entità per lo smaltimento, aumentarne il recupero e agevolare la produzione di MPS, dall’altra abbiamo le aziende manifatturiere artigianali e industriali che, investite da questa rivoluzione, mirano a ridurre gli scarti interni e ad accogliere l’ingresso di materie prime e MPS nella linea produttiva: due mondi complementari che solitamente non riescono a dialogare. Wastly nasce proprio per venire incontro a questa esigenza”.

6. Borsinorifiuti, la prima piattaforma digitale per lo smaltimento

CRI Roma aderisce a “differenziamo col cuore” tramite il portale Borsino Rifiuti.

Una realtà affine a Wastly per l’importanza data alla circular economy, è Borsinorifiuti: la prima ed unica piattaforma di smaltimento rifiuti digitale che svolge questo tipo di attività online, che si occupa delle tematiche ambientali e cerca di implementare e mettere concretamente in atto il concetto di economia circolare. La sua policy, in armonia con le linee guida dettate dall’Europa e recepite dall’Italia, è quella d’implementare la circolarità dei prodotti e dei rifiuti, sostenendo un’economia virtuosa che coinvolga tutti gli attori presenti in scena. La startup nata nel 2015, tramite una proposta web innovativa, integra tutte le funzioni necessarie per rendere più facile e conveniente l’allontanamento dei prodotti post consumo dei privati e dei rifiuti prodotti dalle attività economiche. Iscrivendosi al sito e aprendosi un profilo è possibile decidere cosa fare dei propri rifiuti. Farseli ritirare ricevendo in cambio del denaro, oppure regalare o vendere dei prodotti ancora funzionanti creando un annuncio. Tutto quel che serve fare è seguire delle semplici indicazioni e decidere se il materiale che abbiamo davanti deve essere smaltito o può anche essere riciclato. di Federica Tuseo

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