Come sfruttare le infinite potezialità della rete senza farsi intrappolare

Valentina Cuppone
Valentina Cuppone
Valentina Cuppone, classe 1982. Caporedattore de Il Digitale. Formazione umanistica, una laurea in Lettere Moderne e una specializzazione in Comunicazione della cultura e dello spettacolo all’Università di Catania. Curiosa e appassionata di ogni cosa d’arte, si nutre di libri, mostre e spettacoli. Affascinata dal mondo della comunicazione web, il suo nuovo orizzonte di ricerca è l''innovazione.
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Paura della tecnologia e nello stesso tempo fiducia estrema. Un conflitto perenne. Oggi più che mai, o come sempre nei secoli, si sentono continuamente voci illustri, o meno, attaccare o sostenere in qualche modo tutti i prodotti che la rivoluzione di internet ha portato con sé. E si pone anche il problema della dipendenza, vera o presunta, che si potrebbe sviluppare usando in modo forse compulsivo i tanto amati smartphone. Ma è colpa della tecnologia? Verga e Pirandello guardavano con diffidenza al cinema. Montale aveva con lo schermo magico un rapporto a metà strada tra la fascinazione e la repulsione. Calvino raccontava della dipendenza da zapping incolpando ironicamente la televisione di rendere folle l’uomo e distrarlo dalla sua “vera vita”. E gli esempi di intellettuali che nel corso dei secoli hanno criticato positivamente o negativamente tutte le nuove trovate tecnologiche potrebbe durare molto a lungo. A dimostrazione del fatto che ogni fatto nuovo ha da sempre destato ammirazione o paura, adulazione o denigrazione, uso incondizionato o limitato. Ma è davvero colpa dell’innovazione? No! Da un lato la fiducia piena nelle capacità del rinnovamento e dall’altro il tentennamento probabilmente sono solo il risultato delle proiezioni delle nostre aspettative. Che siano paure o meno. Così oggi si sente sempre più spesso parlare di quanto sia pericoloso usare assiduamente smartphone, frequentare la rete e i social media. Giochini digitali, siti di vario tipo, le più svariate app sono semplicemente strumenti che cambiano il loro segno a seconda di come vengono interpretati e utilizzati. Di per sé loro sono neutri. L’ultima parola spetta all’utente. Leggi anche: Digital detox: 7 modi per disintossicarsi da smartphone e computer

Possiamo fare quasi tutto. Basta usare il buon senso

Da un lato l’innovazione e le imprevedibili e infinite possibilità che offre l’evoluzione tecnologica. Dall’altro, l’uomo. Single, sposato, in coppia, con figli. E lì potrebbe nascere il problema. Finché si è soli, non si ha altri a cui badare se non a se stessi. Ma quando si decide di mettere al mondo un piccolo “noi” ci si deve assumere anche e soprattutto la responsabilità di crescerli ed educarli. E questo è un problema che non nasce con la rivoluzione tecnologica e l’avvento della rete. Ma è una responsabilità che si dovrebbe avere dalla notte dei tempi. Ma come ogni volta che si affaccia una cosa nuova nella società, una cosa che porta con sé sconvolgimenti reali o presunti nel panorama sociale e culturale, ci investe il panico. Come spesso accade, in media stat virtus. Così dovrebbe essere anche quando l’argomento diventa l’educazione digitale da impartire ai propri figli. Perché è vero che gli adolescenti vengono distratti dalle notifiche di Facebook sui loro telefonini, dalla curiosità a volte indomabile di vedere cosa succede su Instagram, da scoprire se in quel lasso di tempo in cui si è perso d’occhio lo schermo luminoso dello smartphone qualche contatto della propria rete si è fatto vivo. Vero è che anche facendo i compiti ci si distrae se si ha quell’oggetto dalle mille funzioni poggiato accanto i libri. Come è vero che anche mamma e papà a volte prestano poca attenzione perché distratti loro stessi da vibrazioni e suonerie. Sia a casa che a lavoro. A volte pure, pericolosissimo, anche quando guidano. Non vogliamo proporre una soluzione a questo perché non saremmo in grado di darla né possiamo pretendere di suggerire come educare i figli degli altri. Però possiamo cercare di far vedere come un utilizzo intelligente dell’innovazione digitale può portare valori aggiunti nella vita di ognuno di noi. Senza prepotenza e senza alcun eccesso. Ma rilevando come la tecnologia, se usata con senso, può arricchire ogni campo.

Dipendenza da smartphone: non sottovalutarla

A fine agosto usciva lo studio del Pew Research Center sulla dipendenza da smartphone di adolescenti e genitori. La ricerca è stata condotta negli USA su un campione di 743 ragazzi tra i 13 e i 17 anni e su circa 1000 genitori. Il quadro che ne esce sicuramente non è dei più incoraggianti. Adulti e non ipnotizzati da social media, videogiochi, piattaforme di messaggistica istantanea. Ma per quanto possa essere colpa del potere ammaliatore della rete, delle trappole create ad hoc per tenere incollati allo schermo più utenti possibili, fortunatamente noi abbiamo sempre la facoltà di poter agire con equilibrio. E se questo comincia a mancare diventa sicuramente un problema che forse andrebbe analizzato al di là dello smartphone. Ma non spetta a noi analizzarlo. Ciò che possiamo fare è però vedere cosa di positivo e costruttivo può aiutarci a fare la tecnologia. Dimenticando l’ansia se scordiamo il nostro device a casa, pensando che non siamo soli anche se non abbiamo il nostro network a portata di click. Perché il mondo esterno è reale, è qui, e quello virtuale della rete dovrebbe essere solo (e non è poco!) un importante valore aggiunto per esprimere le nostre potenzialità.

Sfrutta la rete ma non restarci intrappolato

Come ogni cosa, i suoi pro e contro. Come sempre quando si tratta di capire come avvicinarsi a qualcosa che rischia di investire la nostra routine quotidiana, possiamo provare a fare un piccolo resoconto dei vantaggi e degli svantaggi della vita connessa. Ricordando sempre che ciò che siamo e che facciamo è sì il risultato di un mix di eventi e fattori, ma sicuramente il libero arbitrio fa la parte da leone. La rivoluzione di internet ha evidenziato il divario economico tra chi ha la possibilità di accedere alla tecnologia e chi no. Sì, vero. Ma è anche vero che si potrebbe cercare di trovare dei compromessi, per quanto parziali, non definitivi e risolutivi. Leggi anche: “L’accesso a internet è diritto di tutti”: perché in Italia 16 milioni ancora non si collegano? Siamo diventati più pigri perché ormai tutto è alla portata di un click. Basta premere un tasto, senza neanche fare più pressione dato che ormai vige il touch, per ottenere informazioni su ogni curiosità o esigenza. Ma nello stesso tempo sono cresciute le possibilità di lavoro perché nuovi ne sono saltati alla ribalta e nuovi strumenti sono a disposizione per cercare occupazione. Leggi anche: Dall’influencer al social media manager: le 10 professioni che fino a 10 anni fa non esistevano Le aziende grazie al network sviluppano un diverso modo di lavorare. L’efficienza aumenta, si ha più flessibilità per gestire il proprio tempo e organizzare il proprio lavoro dove e come si preferisce. La possibilità di costruire un sistema-lavoro in cui l’uomo possa sentirsi a suo agio. Così la libertà che la rete oggi offre contribuisce alla possibilità di vestire i propri tempi e i propri spazi come ci si sente più comodi. Nel limite del possibile, ovviamente! Leggi anche: Le migliori strategie per aumentare la creatività Migliorano le relazioni personali e la capacità di comunicare. Si è sempre connessi con il mondo vicino o lontano. L’opportunità di aprire la mente a contatto con persone di diversi luoghi, lingue e culture è un vantaggio che non poteva essere neanche immaginato 40 anni fa. Tutto questo e molto altro può solo arricchire la moltitudine di utenti che hanno la maturità e la consapevolezza di utilizzare il potenziale della rete e la fortuna che si trovano tra le mani. Sicuramente il mondo interconnesso ha portato croci e delizie nelle vite di ognuno di noi, sollevando questioni e stravolgendo la realtà sociale. Ma si può imparare a convivere con le novità. Informandosi, dando il giusto peso alle cose e ponendo in fretta rimedi necessari qualora ci si accorgesse che la situazione rischia di scivolare dalle mani. di Valentina Cuppone  

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Valentina Cuppone, classe 1982. Caporedattore de Il Digitale. Formazione umanistica, una laurea in Lettere Moderne e una specializzazione in Comunicazione della cultura e dello spettacolo all’Università di Catania. Curiosa e appassionata di ogni cosa d’arte, si nutre di libri, mostre e spettacoli. Affascinata dal mondo della comunicazione web, il suo nuovo orizzonte di ricerca è l''innovazione.
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